Economia

Manovra, il valzer dei numeri: le cifre del bilancio

di Giovanni Vasso -

epa11647349 European Commissioner for Economy Paolo Gentiloni (L) and Italian Minister of Economy and Finance Giancarlo Giorgetti at the start of a Eurogroup meeting enlarged to include non-eurozone finance ministers in Luxembourg City, Luxembourg, 07 October 2024. EPA/OLIVIER HOSLET


È tutta una questione di numeri e sul filo delle cifre si gioca la manovra su cui il governo punta, ambiziosamente, per cogliere due obiettivi apparentemente in conflitto guerreggiato tra loro: garantire la crescita e tagliare le spese. La giornata di ieri è stata, come quella che l’ha preceduta, un festival delle percentuali, un gran galà di dati e proiezioni per testare la solidità delle previsioni contenute nel piano strutturale di bilancio redatto dal Mef. Bankitalia, per esempio, s’è dimostrata scettica rispetto alle previsioni di crescita e con il capodipartimento Sergio Nicoletti Altimari, in audizione alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, ha espresso dei dubbi a proposito delle previsioni legate al Pil: “Nel quadro previsivo a legislazione vigente del Psb il Pil cresce dell’1 per cento quest’anno, dello 0,9 per cento nel prossimo e dell’1,1 per cento nel 2026. La revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdì scorso dall’Istat, non inclusa nel quadro, comporterebbe una correzione meccanica al ribasso di due decimi di punto percentuale della stima per l’anno in corso”. Già, il “caso” Istat. Che ha ridimensionato i numeri e l’entità stessa della crescita: “Per ora dal lato crescita del pil siamo tornati a una fase di stato stazionario o steady state con tassi di crescita contenuti che stentano a dimostrare un’economia che si sviluppa in modo consistente”, ha affermato il presidente Chelli davanti alle commissioni Bilancio ritenendo, poi, di dover comunicare che, stanti così le cose, l’età pensionabile nel 2051 si alzerà a 69 anni e sei mesi.

I rilievi di Palazzo Koch riguardano anche il Pil del prossimo anno che, stando alle analisi, non dovrebbe crescere così tanto (+1,2%) quanto ipotizzato dal governo. Una cosa unisce Bankitalia all’Ufficio parlamentare di bilancio, le informazioni ritenute non abbastanza esaustive “nel quadro tendenziale di finanza pubblica”, in pratica su quanto costeranno le iniziative. Il presidente Upb Lilia Cavallari, davanti a deputati e senatori della Commissione Bilancio, ha sottolineato “la mancanza di informazioni sullo scenario a politiche invariate e circa la rimodulazione del profilo temporale di attuazione del Pnrr”. Per quanto riguarda i numeri, quelli dei contabili parlamentari collimano con Palazzo Koch sull’analisi legata al Pil (“con i nuovi dati è soggetta a rischi di ribasso”) purtuttavia ribadiscono che “le ripercussioni sulle stime di finanza pubblica potrebbero essere trascurabili”. Una (buona) notizia potrebbe arrivare l’anno venturo quando si libererà uno spazio di manovra pari allo 0,4%. Percentuale che non rende giustizia alla mole di denaro che tornerebbe nella disponibilità del governo e che ammonterebbe a qualcosa come 8-9 miliardi. Ma il vero tesoro potrebbe arrivare se dovesse raggiungersi l’obiettivo dell’aggiustamento dello spread sui tassi di interesse dei nostri titoli di Stato. Basterebbe allinearsi a quelli spagnoli, spiegano dall’Upb, per ritrovarsi a risparmiare qualcosa come 23 miliardi di euro dal 2025 fino al 2029. Si tratta della stessa somma che oggi il Fisco incassa (in più) anche grazie alle politiche tributarie applicate nei confronti delle partite Iva. Rispetto al quadro tracciato dal governo, l’Ufficio parlamentare di bilancio stima che per attendersi una discesa importante del debito rispetto al Pil occorrerà attendere fino al 2027 dal momento che “nel triennio 2024-26, la probabilità di discesa del debito in rapporto al Pil rispetto all’anno precedente si colloca su valori modesti (pari a circa il 40 per cento nel 2024 e al 17 per cento nel 2025 e nel 2026), mentre dal 2027 la probabilità di discesa del debito in rapporto al pil aumenta in maniera significativa e si attesterebbe intorno a valori compresi tra l’80 e il 90%”. In pratica, chi crede che si possa azzerare da subito l’atavico problema italiano del debito in poco tempo è destinato a disilludersi. “Un aggiustamento di bilancio impegnativo e prolungato nel tempo che assicurerebbe una riduzione plausibile del debito in rapporto al Pil nel medio periodo, preservando al tempo stesso gli investimenti pubblici”, afferma Cavallari. Ed ecco, qui, che tornano i due obiettivi, apparentemente in guerra guerreggiata tra loro, che il governo spera di raggiungere con la manovra. Taglio del debito e crescita.


Torna alle notizie in home