Marattin (Iv): “Non siamo né la stampella di Giorgia, né il campo largo. Più soldi per sanità e istruzione”
LUIGI MARATTIN - POLITICO
di EDOARDO SIRIGNANO
“In Italia non esistono capitoli di spesa dai quali non si può togliere neanche un euro. Direi che su sanità e istruzione oltre a spendere meglio occorre anche spendere di più”. A dirlo Luigi Marattin, economista e deputato di Italia Viva.
Meloni dice che ci sono pochi soldi e quindi bisogna tagliare. È d’accordo?
È strana l’anagrafe italiana. Permette che ci siano persone tra loro diversissime, ma con lo stesso nome e cognome. Io, ad esempio, ricordo una Giorgia Meloni che fino a poco tempo fa prometteva di dare mille euro sul conto corrente di ogni italiano e che tuonava contro austerità, regole europee e dittatura dei mercati. Ora che ci penso, le somigliava pure molto.
Per Crosetto la strada per uscire dal baratro è cambiare il patto di stabilità…
Un paese con 3mila miliardi di debito pubblico non dovrebbe neanche guardarle le regole fiscali europee. Dovrebbe voler autonomamente ridurre il debito, senza che nessuno lo obblighi a farlo, per spostare risorse dal pagamento degli interessi a scopi più produttivi (welfare, riduzione pressione fiscale) e per non pregiudicare il futuro di chi verrà dopo di noi. In ogni caso, la discussione sulla riforma del Patto è in corso da mesi. Ma il governo, invece di starci dentro per evitare gli eccessi nord-europei, si isola non ratificando la riforma del Mes e blaterando di improbabili “esclusioni” di alcune tipologie di spese dalle regole. Sarebbe come se dicessi che il peso che ho messo su mangiando la pasta, non conta. Ma il peso che conta è quello della bilancia, non quello che scelgo di annotarmi sul quaderno per sentirmi meglio.
Per il Pd sulla sanità c’è stata qualche decurtazione di troppo. Si ritrova con l’accusa della segreteria Schlein?
Le risorse per la sanità in termini nominali aumentano ogni anno. C’è da capire se aumentano a sufficienza. Negli ultimi anni due forti shock (pandemia e inflazione) hanno reso questi aumenti del tutto insufficienti a garantire un servizio pubblico efficiente.
A suo parere, quali sono le priorità, ovvero quegli interventi su cui non si può togliere neanche un euro, magari senza inseguire le solite logiche del consenso?
Con la premessa che in Italia non esistono capitoli di spesa dai quali “non si può togliere neanche un euro”, (semplicemente perché l’efficienza della spesa è mediamente molto bassa e ci sono molti sprechi), direi che su sanità e istruzione oltre a spendere meglio occorre anche spendere di più. Io però, a differenza di tanti, dico che si può spendere di più solo se contemporaneamente si mettono in moto meccanismi per spendere meglio.
Qualcuno dice che stiamo pagando ancora la truffa del Superbonus voluto dai 5 Stelle. È d’accordo?
La vera truffa fu la cessione illimitata del credito, che prodotto svariati miliardi illecitamente sottratti allo Stato. Lo provammo a dire fin dall’inizio, ma il M5S – che all’epoca aveva più di un terzo del Parlamento – non volle sentire ragioni. Il Superbonus in sé è stata una misura che ha sicuramente dato una botta di adrenalina al settore edilizio ma, dati alla mano, è costata enormemente di più rispetto ai benefici che ha prodotto.
Come risponde a chi accusa Italia Viva di fare un’opposizione troppo soft rispetto al governo?
È il destino di chi, come noi, ha scelto la strada ambiziosa di provare a disarticolare questo dannoso bipolarismo italiano, e quindi di appoggiare di volta in volta i temi che più si avvicinano ad una visione politica liberal-democratica. Quando ci capita di condividere una scelta del governo, ci accusano di essere la stampella della maggioranza. Quando invece condividiamo una posizione delle altre opposizioni, siamo nel Campo Largo. La realtà è più semplice. Crediamo che il bipolarismo abbia fatto il suo tempo. Noi non siamo una società di tipo anglosassone, dove da secoli esistono solo due culture politiche (e sono talmente forti da resistere, più o meno bene, anche agli shock populisti). Noi abbiamo diverse culture politiche che non possono essere rinchiuse nella disfida tra curve ultrà, che è diventato il bipolarismo italiano.
Con Azione ormai la frattura è del tutto insanabile? A ottobre vedremo gruppi separati?
Su questa vicenda tutti hanno parlato dappertutto (giornali, Tv, social) meno che nelle sedi politiche opportune, cioè i gruppi parlamentari. Io, che sono all’antica, lo farò lì. Sono all’antica anche per un altro motivo: dopo 30 anni, credo che dobbiamo chiudere l’era dei partiti personali, e tornare a partiti ai quali ci si iscrive perché si crede nei valori e nella visione di società che quel partito veicola. Partiti con leadership forti, ma che sono in grado di sopravvivere anche ad alternanze di leader.
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