Politica

Manovra, l’opposizione accusa: “Monocameralismo di fatto”

di Lino Sasso -


È polemica in Senato dove sono in corso i lavori per l’approvazione della manovra. Le opposizioni lamentano di essere praticamente esautorate da un reale e approfondito esame della legge di Bilancio che sarà licenziata nella versione trasmessa dalla Camera, senza alcuna possibilità da parte del Senato di intervenire per modificarla. Le tempistiche, infatti, non consentono un ulteriore passaggio della manovra a Montecitorio che si renderebbe indispensabile qualora a Palazzo Madama il testo cambiasse. Al termine della seduta di questa mattina nell’Aula del Senato, i capigruppo di Italia viva, Partito democratico e Movimento 5 Stelle hanno quindi preso la parola per denunciare quello che hanno definito una sorta di “monocameralismo di fatto” al quale si assiste ormai da troppo tempo con il “Parlamento umiliato” nelle sue prerogative. Con o senza fiducia, è infatti certo che quello che entro la fine della settimana sarà approvata in via definitiva al Senato è una manovra blindata. Per quanto riguarda invece tentativo di licenziare il testo senza ricorrere alla fiducia un’apertura in tal senso era già arrivata la scorsa settimana dalla premier Giorgia Meloni. Intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama in occasione delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, la Presidente del Consiglio aveva auspicato proprio questa eventualità che, però, adesso sembra vacillare. Molto dipende dal numero di emendamenti che saranno presentati dalle opposizioni. La quantità esatte di proposte di modifica si conoscerà solamente a partire da questa sera e, qualora ridotto sarebbe possibile immaginare di procedere alla loro discussione per poi giungere al voto definitivo sul provvedimento tra venerdì e sabato, come già previsto. Se l’opposizione dovesse invece intraprendere la strada dell’ostruzionismo non ci sarebbe alternativa alla fiducia per essere certi di approvare la manovra entro la fine dell’anno e scongiurare il rischio dell’esercizio provvisorio qualora si scavallasse la data limite del 31 dicembre. Un rischio che in realtà nessuno vuole correre.


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