Economia

Manovra, il governo punta su mamme e pensioni

di Giovanni Vasso -


Manovra, mamme e pensioni. Il governo punta forte sulle donne e la legge di bilancio prevede novità importanti per le mamme lavoratrici. Per quelle di loro con almeno due figli, la manovra 2024 dispone la decontribuzione del 100%, fino a un massimo di tremila euro e senza limiti di reddito. Lo sgravio durerà fino a quando il più piccolo dei figli avrà raggiunto i dieci anni, per le donne con due bambini; sarà prolungato fino al compimento del 18esimo anno del più piccolo per le mamme di tre o più figli. Ma non è tutto, perché salirà il bonus asilo nido per i bebè nati già dal prossimo anno e che con fratellini di età inferiore ai dieci anni. Ai nati da gennaio 2024, infatti, per i nuclei familiari con Isee fino a 40.000 euro con almeno un figlio di età inferiore ai dieci anni, l’incremento del buono asili nido è elevato a 2.100 euro. Pertanto l’autorizzazione di spesa disposta dal governo è stata incrementata di ben 240 milioni di euro per l’anno 2024, 254 milioni di euro per l’anno 2025, 300 milioni di euro per l’anno 2026, 302 milioni di euro per l’anno 2027, 304 milioni di euro per l’anno 2028 e 306 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2029. Un’altra novità che riguarda la natalità, o meglio la prima infanzia, riguarda l’Iva sui pannolini. Per tutto il 2024, infatti, sarà applicata l’aliquota del dieci per cento e non del 22%.

Non solo mamme, però. Un altro dei punti forti della manovra riguarda il tema, delicatissimo, delle pensioni. Il governo ha deciso di conservare l’ipotesi di Quota 103 ma con alcuni peggioramenti. In particolare, sarà possibile andarsene in pensione a 62 anni a patto di averne maturati almeno altri 41 di contributi. Ma chi sceglierà questa via, in nessun caso, potrà godere di un assegno pensionistico superiore di quattro volte il minimo. In pratica, non si incasseranno più di duemila euro al mese. E, inoltre, le regole di base per il calcolo dell’assegno saranno quelle del sistema contributivo. Insomma, il governo lascia una porta aperta

Sarà possibile andare in pensione a 62 anni d’età e con 41 anni di contributi. Tuttavia, per chi sceglierà quest’opzione, l’assegno sarà calcolato secondo le regole del sistema contributivo. In pratica, in nessun caso l’assegno mensile potrà essere maggiore di quattro volte l’importo della pensione minima. Contestualmente, il governo ha scelto di dare il via alle rivalutazioni degli assegni pensionistici: sarà piena per le pensioni fino a 2mila euro al mese, entro la soglia, dunque, del quadruplo del minimo. Si fermerà, invece, all’85% per gli assegni tra i 2mila e i 2.657 euro lordi e si attesterà al 53% per gli assegni superiori di 5 o sei volte il minimo. La rivalutazione, inoltre, sarà nella misura del 47% per le pensioni tra sei e otto volte la soglia minima e scenderà al 37% per quelle superiori di otto e fino a dieci volte il minimo. Precipiterà, infine, al 22% (con un taglio netto rispetto alle previsioni iniziali che stimavano la rivalutazione nel 32%) per le pensioni da cinquemila euro in su. Dunque la scelta del governo è stata quella di sostenere il reddito dei pensionati ma di farlo in maniera ragionata, ponderata e, soprattutto, di investire maggiormente sugli assegni meno ricchi. Che poi rappresentano la maggioranza di quelli che ogni mese vengono elargiti dall’Inps e dagli altri istituti di previdenza sociale.

Mamme e pensioni, quindi, rappresentano la chiave di volta di una manovra che si presenta a dir poco blindata. Il governo non vuole tensioni, spegne le polemiche prima ancora che possano iniziare e irregimenta la maggioranza. Tutti uniti e compatti per approvare, il prima possibile, il documento che darà la nuova legge di bilancio al Paese. L’ultimo accorgimento ha riguardato gli affitti brevi. Il governo ha assimilato la proposta giunta da Forza Italia e, pur confermando la cedolare secca al 26% per le seconde e fino alle quarte case date in fitto per non più di trenta giorni, ha scelto di istituire un codice identificativo nazionale. Il maggior investimento presente nel documento è quello legato al cuneo fiscale. Il governo ci ha investito dieci miliardi. Con l’obiettivo, dichiarato, di irrobustire le paghe per i dipendenti con reddito sotto i 35mila euro. Contestualmente, è stato investito un miliardo di euro in misure sociali. Duecento milioni andranno al bonus elettrico, per sostenere le bollette tra gennaio e marzo prossimi; altri 600 saranno investiti per rafforzare la card “Dedicato a te”, per sostenere la spesa delle famiglie. Infine arriveranno altri 282 milioni per il fondo di garanzia sui mutui per la prima casa.

Ma la partita non si gioca solo sul fronte interno. Mamme e pensioni, da sole, non risolvono la manovra. È sul campo esterno che il governo deve combattere per ottenere dalle agenzie di rating la conferma dello status di affidabilità. Per questo, il Mef ha puntato forte sulla spending review: entro un anno, i ministeri dovranno tagliare spese e sprechi per 2,5 miliardi di euro.


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