Cinema

Maledetta Primavera, alla scoperta dei sensi

di Riccardo Manfredelli -


La “Maledetta Primavera” che nel 2020 ha sancito l’esordio di Elisa Amoruso alla regia di un lungometraggio di finzione, tra il documentario “Unposted” sul fenomeno Chiara Ferragni e la serie “The Good Mothers”(disponibile su Disney+) premiata alla prima edizione del Berlinale Series Award, coincide per la tredicenne Nina (Emma Fasano) con la scoperta del primo amore.

Dirompente e forse per questo spaventoso, lo scopre tra le pieghe di un’amicizia (che come nelle migliori tradizioni parte da uno scontro aperto) che la lega alla coetanea Sirley (Manon Bresh). Le due ragazze si riconoscono nella comune condizione di spatriate, seguendo la felice definizione che poco dopo ne darà Mario Desiati nel suo romanzo Premio Strega del 2022: sradicate dal mondo per come lo conoscevano, faticano a trovare una nuova collocazione. Per via dei problemi economici dei suoi genitori, Micaela Ramazzotti e Giampaolo Morelli appaiono qui legati da un rapporto malsano, in equilibrio precario e continuamente sul punto di rompersi, Emma è costretta a trasferirsi con la famiglia e il fratellino Lorenzo (Federico Ielapi) nella periferia romana, presso il quartiere che ha fatto da sfondo alla giovinezza della madre Laura. Sirley, rispetto a Laura il suo è un viaggio di sola andata, dal Sudamerica è stata invece adottata da una donna sola, Nadia (Fabrizia Sacchi) la quale guarda con sospetto alla vitalità della ragazza: anzi la si potrebbe tacciare senza mezzi termini di omofobia, atteggiamento latente ma che è ben visibile in alcuni suoi comportamenti.

Nina e Sirley sono entrambe in attesa di qualcosa che le tiri fuori dal limbo in cui sono state trascinate: la prima forse troverà un viatico nella musica, l’altra punta ad interpretare la Madonna nella processione di paese («Per un giorno tutti si accorgono di te, finalmente»). E anche lo spettatore aspetta, vanamente, un colpo di scena. Che porti il film oltre il campo delle buone premesse, la scrittura è solida e parimenti la realizzazione tecnica. Non basta la performance autentica delle due giovani protagoniste che, praticamente da sole, portano sulle spalle l’intero film. Non basta il sapore sempre magico della nostalgia per gli Anni Ottanta, delle cabine telefoniche prima dei cellulari, dei lenti impacciati su “I Like Chopin” dei Gazebo. Alla fine, la spiacevole sensazione di aver perso 94 minuti del tuo tempo, rimane.
Dopo “Maledetta Primavera”, Elisa Amoruso ha diretto Micaela Ramazzotti anche nel ruolo di Lea Garofalo per la già citata “The Good Mothers”. L’attrice romana, quest’estate al centro del gossip per la furibonda lite in un ristorante con l’ex marito e regista Paolo Virzì, ha ufficializzato la sua storia con il personal trainer Claudio Pallitto, calcando al suo fianco il red carpet degli ultimi Nastri d’Argento al MAXXI di Roma.


Torna alle notizie in home