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Magistrati, il governo cancella i test psico attitudinali e introduce le pagelle

di Redazione -

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Nei decreti legislativi approvati oggi dal Consiglio dei ministri non è prevista l’introduzione dei test psicoattitudinali per l’ingresso in carriera dei magistrati, ipotesi che era stata al vaglio del pre-Cdm, la riunione preparatoria tenutasi questa mattina a Palazzo Chigi. Sfumata l’ipotesi di test psico attitudinali per l’ingresso in magistratura, il Cdm ha dato il via libera alle cosiddette pagelle per i giudici: una decisione che non tronca le polemiche. E quindi il governo ha approvato due decreti legislativi in materia di ordinamento giudiziario. Il primo riguarda la disciplina dell’ingresso in magistratura e le valutazioni sulla professionalità delle toghe. Il secondo, invece, prevede una stretta alla normativa del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili.

In arrivo, quindi, una stretta sui magistrati fuori ruolo per i processi penali gravi. I due decreti legislativi approvati oggi dal Cdm introducono anche “disposizioni sul riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili”. Le “nuove norme in merito al fuori ruolo – viene spiegato – si applicano ai magistrati ordinari, amministrativi e contabili”. Per tali soggetti, “è previsto il collocamento fuori ruolo obbligatorio: nel caso di incarico che non consente l’integrale svolgimento ordinario del carico di lavoro; per gli incarichi di capo e di vice-capo dell’ufficio di gabinetto, di segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri, di capo e di vice-capo di dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri o presso i Consigli e le Giunte regionali, oltre che direttore dell’ufficio di gabinetto e capo segreteria di un ministro”.

Si prevede, poi, “la possibilità di attribuire l’incarico senza fuori ruolo o aspettativa e con esonero totale o parziale del carico di lavoro, se ciò è previsto specificamente da una norma di legge”. Il “collocamento del magistrato fuori ruolo potrà essere autorizzato solo se sono decorsi almeno dieci anni di effettivo esercizio delle funzioni proprie della magistratura, anche presso magistrature diverse da quella attuale di appartenenza o presso l’Avvocatura dello Stato e solo se sono decorsi meno di tre anni dal rientro in ruolo al termine di un incarico svolto fuori ruolo per un periodo superiore a cinque anni”.

Sono previste “specifiche eccezioni e deroghe”. Si individuano i “contingenti massimi di magistrati che possono essere collocati fuori ruolo (ordinari: 180 unità; amministrativi: 25 unità; contabili: 25 unità), in coerenza con la delega che ne impone la riduzione rispetto alla disciplina vigente”. Inoltre, spiega Palazzo Chigi, “si prevede che il collocamento fuori ruolo è autorizzato quando l’incarico da conferire corrisponda a un interesse dell’amministrazione di appartenenza e si afferma il principio che non può essere destinato allo svolgimento di funzioni non giudiziarie il magistrato la cui sede di servizio presenti un rilevante indice di scopertura dell’organico o se il magistrato sia impegnato nella trattazione di procedimenti penali per gravi reati in avanzato stato di istruttoria rispetto ai quali il suo allontanamento possa incidere gravemente sui tempi di definizione”.

Sono stabiliti “criteri di priorità” e “si regola la procedura per la richiesta e l’autorizzazione al collocamento fuori ruolo e si prevede che, ordinariamente, i magistrati ordinari, amministrativi e contabili non possano essere collocati fuori ruolo per un tempo che superi complessivamente sette anni; per alcuni incarichi di particolare rilevanza, il termine potrà arrivare complessivamente a dieci anni”.

Le disposizioni, viene precisato, “non si applicano ai membri di governo e alle cariche elettive, anche presso gli organi di autogoverno. Infine, si prevede la non retroattività della disciplina, che si applica agli incarichi conferiti o autorizzati dopo la data di entrata in vigore del decreto”.


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