Attualità

Mafia-appalti, l’ex pm Natoli indagato per favoreggiamento

di Redazione -


di ANNA GERMONI
Con un colpo di scena la procura di Caltanissetta, competente per le indagini sulla strage di Via D’Amelio, ha iscritto nel registro degli indagati l’ex pm del pool antimafia di Palermo, Gioacchino Natoli e già membro del Csm, per i reati di favoreggiamento alla mafia e calunnia. La vicenda riguarda un filone dell’inchiesta mafia-appalti, svolta nel capoluogo siciliano agli inizi degli anni ’90. Accuse gravissime: gli contestano di aver insabbiato l’inchiesta avviata dalla procura di Massa Carrara e confluita nel procedimento mafia-appalti per favorire i boss mafiosi Antonino Bonura, Antonino Buscemi, braccio destro di Riina, l’imprenditore e politico Ernesto Di Fresco, Raoul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini (gli ultimi tre al vertice del Gruppo Ferruzzi) ad eludere le indagini. Per i pm avrebbe agito in concorso con l’ex capo della procura di Palermo, Pietro Giammanco, persona a quanto pare molto ambigua e poco cristallina, definita dai pm l’istigatore, con l’allora capitano delle Fiamme Gialle Stefano Screpanti.
Tutto nasce nel 1990, da Augusto Lama, pm della procura di Massa Carrara, che aveva scoperto che due aziende, la Sam (Società apuana marmi) e la Imeg (Industria marmi e graniti) erano società cartiere della Calcestruzzi Ravenna Spa, (gruppo Ferruzzi-Gardini), di cui l’amministratore unico era il geometra Girolamo Cimino, cognato di Antonino Buscemi e Salvatore Buscemi, fedelissimi di Riina. Attestata la presenza dei Buscemi nel gruppo Ferruzzi, il Lama inviò una nota alla procura di Palermo per espletare ulteriori e approfondite indagini. Chiese di effettuare intercettazioni telefoniche sul Buscemi e altri boss. Ma «per indisponibilità di linee» furono attivate tardivamente. Il 1° giugno 1992, la Procura di Palermo chiedeva l’archiviazione, presa in carico il 25 giugno, in cui si disponeva la smagnetizzazione dei nastri, eliminazione delle intercettazioni e la distruzione dei brogliacci. L’avvocato, Fabio Trizzino, legale dei tre figli del giudice Borsellino e genero dello stesso, ha collegato l’indagine sui Buscemi a quelle del Ros di Mario Mori su mafia-appalti, indicandole come il movente della strage Borsellino, sottolineando che Natoli, oltre all’archiviazione, chiese di smagnetizzare le intercettazioni e distruggere i brogliacci, una cosa anomala per un’indagine di mafia. E Natoli replicò «in quel provvedimento, che mi fu portato dall’Ufficio intercettazioni, di mio c’è solo la firma. Il resto non è la mia calligrafia. Inoltre eravamo in epoca di forte deficit per lo Stato: le bobine erano costose e il ministero chiedeva di smagnetizzarle e riutilizzarle e la Procura aveva un grave problema di spazi». Proprio questo gli viene contestato, «indagine apparente», «richiedendo, tra l’altro, l’autorizzazione a disporre attività di intercettazione telefonica per un brevissimo lasso temporale (inferiore ai 40 giorni per la quasi totalità dei target) e solo per una parte delle utenze da sottoporre, per assicurare un sufficiente livello di efficienza delle indagini» e di aver disposto, «d’intesa con l’ufficiale della Guardia di Finanza Screpanti che provvedeva in tal senso, che non venissero trascritte conversazioni particolarmente rilevanti, da considerarsi vere e proprie autonome notizie di reato». Oltre ad aver archiviato l’inchiesta «senza curarsi di effettuare ulteriori approfondimenti che venivano dal pm Lama». Infine, per Caltanissetta, «per occultare ogni traccia del rilevante esito delle intercettazioni telefoniche, avrebbe disposto la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci».
Il 20 maggio scorso, abbiamo pubblicato proprio sul nostro giornale una ampia e articolata intervista congiunta al generale Mori e colonnello De Donno sul dossier mafia-appalti e sull’inchiesta di Massa Carrara. Su quest’ultima, l’ex pm Natoli ci inviò una lettera di rettifica, che pubblicammo. Ora l’ex magistrato dovrà rispondere, con i fatti, non con missive ai media, alle accuse gravissime dei magistrati di Caltanissetta.


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