Editoriale

Macron, dov’è finita la Liberté?

di Adolfo Spezzaferro -


Ancora una volta la Francia del presidente Macron, dopo la devastante débacle delle Olimpiadi woke di Parigi, finite in un mare di …Senna tra critiche, condanne, sperequazioni e ingiustizie antisportive, è nel mirino per aver bellamente calpestato quella Liberté di cui (insieme alla Égalité e alla Fraternité) si fregia dal ‘700 in poi. Come se ne avesse l’esclusiva, il copyright storico.

Stiamo parlando della libertà d’espressione declinata sui social media. Con l’arresto in Francia del fondatore di Telegram, il russo Pavel Durov, che subirà un processo in cui, in quanto ad di Telegram, dovrà rispondere di 12 reati legati a frode, traffico di droga, riciclaggio di denaro e altri crimini “facilitati” dalla sua piattaforma che conta quasi un miliardo di utenti, si apre un nuovo capitolo della cosiddetta guerra digitale. Ossia della corsa al controllo delle app di messaggistica e dei loro preziosi “tesori” – i dati degli utenti.

Nel caso specifico di Telegram, l’obiettivo dell’operazione francese (e dell’Ue) sono i segreti di intelligence – anche militari – custoditi dall’app, che è criptata ed è indipendente, quindi non risponde a nessuno al di fuori di Durov. La limitazione della libertà di espressione sarebbe dunque giustificata dalla sicurezza nazionale dei Paesi che ritengono che Telegram sia utilizzato da nemici dell’Occidente e che quindi possa veicolare informazioni in tal senso pericolose per l’Occidente. Altro dato sotto gli occhi di tutti è che alla base dei social c’è un meccanismo che più che tutelare la libertà di opinione punta alla manipolazione dell’opinione. Per fini commerciali, certo. Ma non solo.

La liberté di Macron

Non a caso mentre Durov era in stato di detenzione cautelare, Mark Zuckerberg ha inviato una lettera al Congresso Usa, nella quale ammette che Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) ha subìto pressioni governative riguardo alla gestione delle informazioni sul Covid-19 e su presunte fake news che sarebbero legate alla disinformazione di origine russa. Prima di lui, Elon Musk, patron di X, aveva dichiarato che il prossimo ad essere colpito sarebbe stato lui, perché la sua piattaforma è “scomoda” per il deep state Usa e i dem. E pure per l’Ue – vedasi l’attacco del commissario Thierry Breton. In ogni caso, la Francia, l’Ue, l’Occidente si rivelano profondamente illiberali. Telegram ha sede a Dubai, per evitare interferenze governative e quindi per essere (un po’) più libero. Le accuse contro Durov nascono proprio dal fatto che siccome Telegram non collabora, allora di sicuro nasconde qualcosa di pericoloso. Insomma, la difesa della democrazia dai suoi nemici spesso somiglia a metodi dittatoriali, liberticidi. Antidemocratici.


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