La Cina assesta un altro colpo all’economia europea puntando al bersaglio grosso: il lusso o, se preferite, l’asse Parigi-Berlino. Pechino, in risposta ai dazi sull’auto elettrica, ha deciso di imporre nuove tariffe sulle importazioni di brandy e alcolici. La farfalla impone dazi a Pechino e lo tsunami si avverte sui mercati finanziari europei. Lmvh, il colosso del lusso che fa capo ad Arnaud (e che detiene la proprietà del cognac Hennessey), ha perso il 4%. Peggio ancora è andata a Remy Cointreau che ha perduto oltre il 7%. Non è difficile individuare nella Francia uno degli obiettivi maggiormente colpiti dalla nuova ondata di dazi cinesi. Ma non solo, c’è un’altra notizia che fa saltare il banco e riguarda l’uppercut che il governo cinese ha inteso rifilare a (ciò che resta) dell’automotive europeo: i dazi, infatti, saranno applicati anche sulle auto di lusso e di grande cilindrata con motore a combustione interna. Proprio quello che la potentissima lobby dell’auto tedesca, da sempre contrarissima all’imposizione di dazi Ue sulle Bev, voleva evitare a tutti i costi. Perché dall’applicazione di questi dazi ne conseguirebbe la perdita di terreno, da parte delle case automobilistiche europee, su uno dei mercati più imponenti (e interessanti) al mondo. E i ricchi di Shangai e Beijing, invece di comprare Mercedes, Audi e Bmw potrebbero decidere di rivolgersi ad altri marchi. Magari “domestici”. E, contestualmente, potrebbe comportare l’ulteriore ridimensionamento per un’industria che già soffre, moltissimo, il flop di mercato legato perlopiù all’elettrico e spinto dalle richieste Ue in materia di Green deal. Insomma, la guerra continua. E l’Europa rischia di uscirne con le ossa rotte.