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L’ultimo viaggio di Giulia e Thiago e il dovere di cronaca

di Rita Cavallaro -


Giulia Tramontano e il suo piccolo Thiago sono in viaggio verso Sant’Antimo, il paese d’origine della 29enne incinta di sette mesi, uccisa il 27 maggio scorso dal suo compagno Alessandro Impagnatiello, nella loro casa di Senago. Domani un’intera comunità renderà l’ultimo saluto a mamma e figlio, due vite spezzate senza un perché dall’uomo che avrebbe dovuto proteggerle e amarle e che, invece, si è accanito sul corpo della fidanzata con una ferocia inaudita, colpendola alle spalle e infierendo su di lei con 37 coltellate.

L’appello della famiglia

Le esequie “avranno luogo alle ore 15, nella Parrocchia di Santa Lucia”, si legge nel manifesto funebre, affisso nel comune del Napoletano. E la notizia del funerale ha spinto la sorella Chiara a pubblicare un appello su Facebook: “Grazie a tutti dell’affetto che ci avete dimostrato in questi giorni atroci. I vostri pensieri ci hanno inondato di amore e vicinanza. Ora però è il momento dell’ultimo saluto intimo e straziante a Giulia e Thiago e vorremmo viverlo insieme ai parenti e amici più stretti”. Un desiderio condivisibile, che dovrebbe essere esaudito per il rispetto che si deve a una famiglia sconvolta dal dolore e a due vittime innocenti. Destinato, però, a rimanere inascoltato. E non per la spettacolarizzazione delle tragedie, che pure in alcuni casi si è dimostrata tale.

Giulia sorella d’Italia

In questa vicenda non c’è quella curiosità pruriginosa riscontrata in alcuni dei delitti più atroci d’Italia, come quello di Sarah Scazzi. Non c’è chi tende a guardare dal buco della serratura per scrutare, analizzare, giudicare. C’è invece un intera nazione rimasta attonita, senza parole, inerme davanti al male che indossa la maschera del ragazzo qualunque, dalla faccia pulita ma dalle mani sporche del sangue della sua “amata” e del suo bambino, che ha ucciso senza un movente ma, nella sua mente, non certo per futili motivi. E allora la banalità del male eleva Giulia, più di altre vittime, a un piano che non è più privato e che va oltre la sua famiglia. È la tragedia di ogni famiglia, perché Giulia Tramontano con il suo bimbo nel ventre è nipote, figlia, sorella di ogni italiano che, oggi, sa che quello che è accaduto a Senago può succedere in ogni casa. È per questo che domani, nonostante l’appello di Chiara Tramontano, i giornalisti non diserteranno il funerale a Sant’Antimo. Si chiama dovere di cronaca, il compito di dare la notizia sperando che, di notizie come queste, un giorno non dovremo più darne.

 


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