L’ultimo miracolo del Cav che rianima Forza Italia
SILVIO BERLUSCONI
di EDOARDO SIRIGNANO
In ogni Pasqua c’è un qualcosa che risorge. In questa festività, l’oggetto del miracolo è “il centro”. La passione del leone Silvio Berlusconi, che sbrana l’ennesimo acciacco, rimette al centro del campo un bisogno assopito, ovvero l’esigenza di un campo moderato. Lo spazio lasciato libero dal Cav, che al massimo potrà fare il nobile compito di direttore d’orchestra, è più che ambito. Inizia una vera e propria corsa ai voti di Forza Italia, vista dai più come una nuova frontiera da conquistare. Se nella stagione invernale tutto sembrava basarsi sul dualismo tra la destra di Giorgia e il rinnovato spirito di sinistra di Elly, adesso pae che il vento davvero stia cambiando. Non si tratta dell’ennesimo partitino, invocato da Calenda, ma piuttosto della ricerca di uno spazio comune dove mettere insieme persone con determinati valori. A spingere in tale direzione ci sarebbe proprio il leader di Arcore, che secondo quanto riferito dal sottosegretario Sgarbi su “Libero”, non starebbe pensando a un congresso di Fi, strada certamente percorribile, ma addirittura a un nuovo movimento, in grado di mettere insieme campo largo, che al momento però non ha particolari riferimenti.
Il centro di Giorgia
La prima che vorrebbe prendersi tale area, dopo aver raccolto i sovranisti, è certamente la premier Meloni. Rotondi non è il solo a dire come il suo operato sia riconosciuto da quel popolo che una volta osannava mamma Dc. Basta, d’altronde, scorrere l’elenco degli eletti alle ultime regionali per trovare non pochi esponenti del popolarismo. Il partito conservatore all’americana, immaginato dalla politica romana, dovrebbe essere proprio la sintesi perfetta di quelle diverse galassie raccolte dal Pdl di Silvio e perché no anche oltre.
Il piano di Matteo il verde
Il primo ostacolo al progetto, comunque, è un tale Matteo Salvini, rinvigorito dal risultato del Friuli. Il ministro alle Infrastrutture, infatti, è tra coloro che spingono, sotto traccia, per il congresso di Forza Italia. La conta certamente porterà a una spaccatura definitiva, in cui sopravviveranno Tajani&friends, detti i governisti, sponsorizzati da compagna e famiglia di Silvio, mentre dovranno trovarsi altra dimora i tanto discussi Ronzulli, Cattaneo e Mulé. Questi ultimi sarebbero andati a bussare proprio alla porta del Carroccio per avere uno spazio ossigenato.
Il Terzo Polo a pezzi
Le dichiarazioni di Calenda, chiamato sui social “il gufo”, sono solo la goccia che fa traboccare il vaso. A parte le dichiarazioni di facciata sui tempi rapidi per il partito unico, le diversità tra Italia Viva e Azione sono troppo grandi e impossibili da colmare in qualche mese. Mentre Carlo passa le giornate a cinguettare e agire di fretta, lo stratega Matteo preferisce attendere. Chi va piano, va sano e va lontano. Considerando la velocità dei processi attuali, non è detto che i malumori centristi del Pd e appunto la riorganizzazione di Forza Italia possano lasciare presto delle praterie, che vanno oltre il Terzo Polo. Se l’amico Berlusconi desse l’ok, verrebbe fuori altro che partito alla Macron!
Il Conte senza casa
Altri importanti cambiamenti riguardano il mondo pentastellato. Giuseppe Conte non potrà restare per molto senza far nulla e aspettare che Elly gli svuoti il Movimento. Dovrà inventarsi qualcosa. L’unica strada percorribile è appunto quella che porta a centro. Lo stesso ex premier avrebbe manifestato, in qualche cena campana, le sue simpatie verso quel mondo. Passare dalla teoria alla pratica, però, è altra cosa. Gli elettori gialli digeriranno l’ennesima giravolta dell’avvocato di Volturara Appula? Il buon Peppino, fino a ora, si sta dimostrando un Giolitti degli anni duemila.
Le battaglie sullo scudocrociato
Mentre i grandi sentono il bisogno di riprendersi un bacino di consenso, tanti sono i partitini, che tutto a un tratto, si svegliano per accaparrarsi il vecchio scudocrociato. Fabio Desideri, ad esempio, mette insieme i vecchi padroni del simbolo più amato dopo la seconda guerra mondiale in Italia. Le ragioni, a suo parere, sono basate su carte che varrebbero più di mille parole. Ecco perché si rivolge addirittura al ministro Piantedosi. Detto ciò, lo stemma della Balena Bianca continua a essere utilizzato o meglio ancora abusato in giro per lo stivale da diversi soggetti e in primis dall’Udc di Cesa. Secondo gli esperti, sarebbero una settantina le sigle che richiamano a quell’esperienza. Per non parlare, poi, delle dichiarazioni. Ogni giorno c’è un signore o una signora che attribuisce al proprio beniamino la possibilità di ricostruire un campo, che dopo il Cav, non riesce a trovare padrone. La speranza è che sia lo stesso inventore del centrodestra a indicarlo perché senza una guida è facile perdersi nell’intricato labirinto della politica nazionale.
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