Attualità

Lovato e gli altri: fondi pubblici e Ue a chi sfrutta gli schiavi

di Angelo Vitale -


Fondi pubblici, dello Stato italiano e dell’Unione europea, all’imprenditore agricolo di Latina arrestato per “omicidio doloso” ai danni del lavoratore indiano Satnam che perse un braccio a causa di un grave infortunio nei campi ove era sfruttato. L’identità lo scriveva giorni fa, dopo l’ennesimo scandalo su un fenomeno da tutti risaputo – il caporalato – di certo messo in atto nei campi coltivati da centinaia di aziende che, contemporaneamente, sono foraggiate con fiondi pubblici, nazionali e europei.

Ora, si affianca alla denuncia contro Antonello Lovato (più di 1 milione di euro di fatturato con soli 4 dipendenti ufficiali, oltre 130mila di euro incassati in 8 anni) la Cgil, con il suo sindacato di categoria. Alla notizia che l’azienda di Renzo Lovato, per cui lavorava il bracciante morto a Latina Satnam Singh, ha ricevuto centinaia di migliaia di euro di finanziamenti garantiti dallo Stato italiano, si è aggiunta quella che l’imprenditore ha incassato fondi europei. “Questo ci dice quanto sia urgente attivare tutti i protocolli per rendere operativa la condizionalità sociale della Politica agricola comune (Pac), con la supervisione dei sindacati, per fare in modo che i fondi pubblici europei vengano erogati solo alle ditte che rispettano le normative sul lavoro – dichiara Davide Fiatti, segretario nazionale della Flai Cgil -. Invece, da parte del governo e del ministero delle Politiche agricole non vediamo alcuna reale attivazione per invertire una tendenza allo sfruttamento in agricoltura ormai storicizzata, nonostante esistano gli strumenti per impedirla”. Il sindacato coglie l’occasione di attaccare, oggi, il governo di centrodestra per una situazione che si protrae da decenni, ovviamente anche durante decenni in cui i governi erano 2tecnici” o di centrosinistra.

“Anche i finanziamenti statali ricevuti dall’impresa di Lovato sono uno scandalo – prosegue Fiatti -. Se il ministero davvero vuole intervenire, estenda pure ai finanziamenti e ai ristori statali tutte le prescrizioni della condizionalità sociale europea e metta le basi per superare le “asseverazioni di conformità”, con cui i titolari si fanno certificare dai propri consulenti del lavoro di essere in regola. Anche Lovato certificava la propria conformità a ricevere finanziamenti, lo scandalo è l’assenza di controllo”.

Ora, se tutti volessero fare sul serio, basterebbe incrociare gli elenchi di tutte le aziende agricole finanziate con fondi nazionali e Ue di qualunque tipo con i controlli ispettivi svolti negli ultimi anni per colpire lo scandalo del caporalato. Un’operazione che sarebbe più efficace se le associazioni di categoria del settore agricolo cominciassero seriamente a fare “pulizia” all’interno delle loro file e ad affiancare chiunque, fuori e dentro i sindacati, è pronto a continuare – con nomi e cognomi – una battaglia che non può essere solo temporanea e incerta o condizionata, ogni volta, dagli infortuni mortali e dallo scandalo che ne deriva.


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