Lotta ai femminicidi: “Care ragazze, dovete imparare a proteggervi”
“Le nostre ragazze devono imparare a sapere proteggersi. Dobbiamo educarle a riconoscere quei segnali che preannunciano comportamenti aggressivi di uomini violenti. Se un individuo, come Filippo Turetta, invia 225.720 messaggi tra gennaio e novembre 2023, quando purtroppo ha ucciso Giulia Cecchettin, dunque una media di 300 messaggi al giorno, vuol dire che di fatto non studiava quasi più, perché occupava alcune ore della giornate con i messaggi, ma anche che Giulia aveva meno presente l’impegno di prendersi cura del proprio benessere, perché aveva imparato a farsi molto carico degli altri”. Lino Cavedon, psicologo e psicoterapeuta di lungo corso, tra i più ascoltati a Nordest, già dirigente sanitario, analizza quel retroscena che fa scalpore, quei 225.720 messaggi che parlano di una ossessione.
Leggendo le carte del caso, che cosa di dicono tutti quei messaggi?
Che lui era invaso mentalmente dal bisogno di tenere legata a sé Giulia. Un disturbo patologico. Lei gli aveva dato segnali di avere già chiuso, però si può chiudere formalmente, mentre la relazione rimane in piedi attraverso altri canali. Non c’è dubbio che c’era un meccanismo possessivo, perché Filippo voleva continuare a restare nella sua vita. Quando si instaura un meccanismo ossessivo, che è sfiancante, solo chi è autorevole può interromperlo. Questo ragazzo, invece, di cui i genitori non hanno saputo cogliere le sue fragilità, ha continuato a nutrire la sua patologia, rinforzandola.
Inquietano il tenore dei messaggi, ad esempio “o ci laureiamo assieme altrimenti non si laurea nessuno”- A posteriori una minaccia pesantissima.
Giulia non l’ha presa in seria considerazione perché riteneva di potere gestire Filippo. Lei era una ragazza che studiava, impegnata, brillante, ma ha sottovalutato una minaccia. E quindi non ha dato la prevalenza alla responsabilità di proteggere se stessa. Come si fa a proteggere se stessi? Ci si chiede, ce la faccio da sola? Se non ce la faccio da sola, vado da mio papà, lei ha questo papà presente, buono, intelligente, perché non si è rivolta a lui? Di fatto le sue preoccupazioni le esprimeva soprattutto alle amiche.
Perché è più facile raccontare le cose alle amiche che ai genitori.
Esatto, ma quella non è una richiesta di aiuto, è uno sfogo, perché le amiche non possono assumere per te un ruolo protettivo: il ruolo protettivo lo può assumere un padre, o una sorella più grande, e se non basta, si va dai carabinieri o dalla polizia.
Il problema di queste tragedie è che nessuna donna immagina di avere accanto a sé un potenziale assassino.
Bisogna che le ragazze comincino a riflettere sul fatto che se una persona utilizza quei modi per comunicare, vale a dire centinaia di messaggi al giorno dal tono a volte pesante, potrebbe diventare una persona pericolosa.
Quando una persona comincia la strategia del ricatto, “se mi lasci mi uccido”, bisogna prendere subito le distanze da quell’amore tossico, fonte di disagio?
Non mi stancherò di ripetere che bisogna che le nostre ragazze si abituino a chiedere aiuto. Quando ci sono gli indicatori che portano a pensare che quell’amore non è sano e diventa tossico, minaccioso, quando lui ti toglie la libertà, perché è iper controllante – pochi giorni prima che Turetta attuasse il femminicidio, aveva scoperto che Giulia aveva dei contatti con un ragazzo ed allora lui è andato in cerca di un app per capire chi era, e per verificare tule relazioni e le amicizie di questa persona – ebbene bisogna trasmettere alle nostre ragazze l’idea che devono imparare a riconoscere i segnali spia di futuri comportamenti violenti.
Ed a chiedere aiuto.
A chi può essere autorevole, come un genitore o un congiunto, e se non ci sono si va dai carabinieri o dalla polizia con uno screenshot dei messaggi.
La storia di Giulia è paradigmatica.
Le ragazze hanno la responsabilità di proteggersi, fiutando, monitorando le situazioni di rischio, attuando contromisure. Nel caso di Giulia, non ha raccontato al padre o alla sorella le sue angosce, perché se lo avesse fatto loro si sarebbero attivati. Oggi le ragazze, anche tramite i social che danno loro la sensazione di essere protette, hanno abbassato la soglia dell’attenzione, dobbiamo aiutarle a rialzare il livello.
Torna alle notizie in home