Plutonio a Casaccia, il caso dell’operaio contaminato
Il caso del lavoratore del centro di ricerche Enea di Casaccia, alle porte di Roma, esposto a radiazioni nell’impianto Plutonio è ancora coperto, per i dettagli della vicenda, da una riservatezza e da un mistero difficili da indicare e da spiegare. A darne notizia ufficiale, dopo una interrogazione Pd al ministro della Difesa Guido Crosetto, è stato nel tardo pomeriggio di ieri l’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare. E subito la notizia è entrata frettolosamente nei tg della sera, sottolineata anche da una nota stampa della Sogin che titolava sul no alla disinformazione. E spiegava di aver “subito informato di quanto accaduto tutte le autorità competenti”, attivando “immediatamente le procedure previste dalla legge finalizzate a tutelare la salute dei lavoratori, così come avviene ordinariamente”.
“L’Isin – si legge nella nota dell’ispettorato – nell’immediatezza della contaminazione ha effettuato una prima ispezione nell’impianto e ha raccolto a verbale le dichiarazioni dei responsabili dell’impianto sulla dinamica di quanto accaduto. Parallelamente, sta seguendo l’evolversi della vicenda, che sembra al momento non prefigurare conseguenze severe. Una seconda ispezione è stata già programmata e sarà effettuata nei prossimi giorni. Resta, naturalmente, l’esigenza di accertare quanto accaduto e come si è potuta verificare la contaminazione di un esponente del personale, che dovrebbe operare in piena sicurezza grazie ai dispositivi di protezione previsti dalle normative in materia. Compito dell’Isin – si conclude la nota – è anche accertare, ove vi fossero state, falle nelle procedure di sicurezza o nella loro attuazione e raccogliere elementi per individuare eventuali responsabilità”.
“Al contrario di quanto riportato da alcuni organi di stampa – faceva sapere Sogin – non vi è stato alcun ‘incidente nucleare’ e ogni informazione circolante in tal senso è destituita di fondamento. Il 21 novembre scorso, nel corso di attività di gestione di rifiuti radioattivi all’interno dell’impianto Plutonio, che si trova nel centro Enea di Casaccia, è stato riscontrato un evento di ‘contaminazione interna’ di un dipendente con potenziale superamento dei limiti di dose annuale prescritti dalla normativa”.
“I monitoraggi effettuati e conclusi oggi pomeriggio registrano valori confortanti – spiegava poi -. Sogin continuerà a monitorare la situazione nel rispetto delle procedure previste. Sogin esclude categoricamente che vi sia stata qualsiasi contaminazione dell’ambiente esterno”.
Enea affermava “di essere completamente estranea all’evento avvenuto in un’area gestita dal 2003 dalla stessa Sogin, che in un suo comunicato ha comunque escluso essersi trattato di incidente nucleare”. L’impianto di Casaccia, si legge sul sito dell’Enea, “è il più grande complesso di laboratori ed impianti dell’Enea. Sorge sulla via Anguillarese, circa 25 km a nord-ovest di Roma, presso il lago di Bracciano”.
Stamane Il Messaggero scrive dell’operaio tornato già a lavoro, senza essere mai stato trasferito o ricoverato in ospedale e che dovrà sottoporsi ai controlli del caso ma non può contaminare nessuno, né colleghi né familiari o personale medico, dopo l’episodio alla base del quale ci sarebbe un errore nell’operazione di svestimento, riferendo che momentaneamente l’impianto è stato bloccato, pur ospitando attività operative e tecniche.
intanto, nel silenzio generale a parlare è ancora un rappresentante del Pd. “Il caso di sospetta contaminazione al plutonio alla Casaccia conferma l’urgenza di una soluzione per l’individuazione di un deposito unico dei rifiuti nucleari. La procedura da me avviata nel 2020 come viceministro all’Ambiente è stata poi rallentata, per paura di decidere. Con le solite barocche lungaggini da ‘tavoli di consultazioni’ che in politica sono tanto gratificanti per chi le promuove quanto inconcludenti e in questo caso dannose”, così il deputato dem e già viceministro all’Ambiente, Roberto Morassut.
“Sono trent’anni – diceva ieri sera Morassut – che si aspetta l’individuazione di un sito per i rifiuti a bassa e molto bassa attività e di uno per quelli ad alta attività. Due scelte urgenti che comportano procedure complesse che non avrebbero dovuto essere impastoiate una volta avviate. Ma intanto l’Italia paga multe, infrazioni e corre rischi. Adesso basta, si decida. E ci si assuma le responsabilità che comporta governare”.
Torna alle notizie in home