Editoriale

Londra chiama Bruxelles

di Adolfo Spezzaferro -


Londra chiama Bruxelles: il vento di destra soffia anche sul Regno Unito. Mentre certa stampa lancia allarmi farlocchi per il pericolo dell’estrema destra in Francia (in realtà la forza guidata da Marine Le Pen, vincitrice delle elezioni europee, incarna una destra di governo), dall’Inghilterra arriva una notizia che deve far riflettere. Il Partito Conservatore del premier Rishi Sunak è sceso dietro al partito anti-immigrazione Reform UK capeggiato da Nigel Farage per la prima volta in un sondaggio di YouGov, che ha definito tale sorpasso un “cambiamento sismico”. Per il fautore della Brexit voterre il 19 per cento degli elettori in vista delle elezioni nazionali del mese prossimo, rispetto al 18 per cento dei consensi per i Conservatori. Va detto pure che entrambi i partiti, almeno secondo i sondaggi, restano indietro rispetto ai consensi per i Laburisti guidati da Keir Starmer (dati al 37 per cento). Cambiamenti di questo genere nella politica inglese non si vedevano da più di un secolo. Tradizionalmente, la destra moderata dei Tories ha sempre avuto ampi consensi rispetto a visioni più estreme, come quella di Farage. Dal canto suo, il leader di Reform UK ha detto che il suo partito, e non i Tories, è “ora l’opposizione al Labour”. Mutatis mutandis, dopo 14 anni al potere, i Conservatori soffrono un distacco dalla realtà socioeconomica del Paese. Con cinque premier Tory dal 2010 e tre in soli quattro mesi nel 2022, i Tories non hanno saputo dare voce alle istanze dei citadini. Ciò che l’elettorato tradizionale conservatore rimprovera al loro storico partico è l’incapacità di portare avanti una seria Brexit (così come la vogliono i britannici), l’incapacità di condurre una politica fiscale espansiva, l’incapacità di contenere efficacemente l’immigrazione illegale. Proprio come i leader di centrosinistra dei Paesi Ue sconfitti alle ultime elezioni.


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