Giustizia

L’offensiva delle toghe rosse: la consigliera Natoli sospesa dal Csm

di Rita Cavallaro -


Le toghe rosse sospendono la consigliera laica del Csm voluta da Ignazio La Russa. Ha il sapore di una decisione politica quella presa ieri dal plenum del Consiglio superiore della magistratura, che dopo un tira e molla andato avanti per mesi sul caso di Rosanna Natoli, eletta in quota Fratelli d’Italia, ha messo a segno un colpo di coda con scrutinio segreto. E con 22 voti a favore, ha decretato la sospensione della consigliera laica, indagata dalla Procura di Roma per aver dispensato consigli con le eventuali linee difensive, e con tanto di ammonimento, alla giudice catanese Maria Fascetto Sivillo, sotto processo penale e sottoposta a vari procedimenti disciplinari mentre la stessa Natoli era ancora membro della sezione disciplinare del Csm. Un colloquio privato, avvenuto il 3 novembre 2023 in uno studio di Paternò e registrato, che ha dato il via all’avviso di garanzia disposto dai pm capitolini per rivelazione di segreto d’ufficio. Un’accusa che la Natoli ha fin dall’inizio respinto con forza, basando la sua difesa su una serie di elementi che miravano a contestare sia la legittimità delle contestazioni sia la competenza territoriale della Procura di Roma, che ha avviato il procedimento. A seguito del quale la fronda progressista del Csm ha spinto per attivare la procedura di sospensione, decisa poi dal comitato di presidenza dell’organo di autogoverno delle toghe, come previsto per i componenti sottoposti a indagini per delitti non colposi.

E ieri, a seguito di una stringata relazione del vicepresidente Pabio Pinelli, il quale ha sottolineato che il comportamento della Natoli configurerebbe il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, e dopo la dura autodifesa della consigliere laica in quota FdI, che ha puntato sulla competenza territoriale di Roma basata sulla questione che i fatti si sono svolti a Paternò, oltre che sulla mancanza di prove, 22 consiglieri hanno deliberato a maggioranza, nel segreto dell’urna, la sospensione di Natoli. I voti contrari sono stati 6, due le schede bianche. “Ho la coscienza a posto, sono a posto con me stessa e con la mia famiglia e quelli che mi conoscono sanno che non sono una immorale”, ha detto Natoli durante la riunione del plenum del Csm. “Non ho interesse a continuare l’esperienza consiliare, ma ho il dovere nei confronti di chi mi ha eletto di rispondere”, ha aggiunto, “e chi mi ha eletto ha il diritto di capire se chi mi indaga è andato oltre il suo potere”.

La consigliera del Csm ha spiegato ai colleghi in procinto di votare che avrebbe “accettato e rispettato qualsiasi provvedimento”, aggiungendo però che “nessuno potrà impedirmi di impugnarlo”. Inoltre, aveva definito l’eventuale sospensione come “un pericoloso precedente: basta che una procura iscriva chiunque tra voi nel registro degli indagati per vedervi sospesi. E quale è, quindi, l’indipendenza e l’autonomia del Consiglio?”. Natoli ha infine parlato di “fango su di me”, aggiungendo che “però non mi ha scalfita, sono troppo onesta”. Inoltre ha puntato il dito contro gli articoli di stampa in cui è stata strumentalizzata la sua amicizia con il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Finché i giornali scriveranno che una donna viene eletta non per meriti, ma per l’amicizia con un uomo, allora ogni 8 marzo di quale tetto di cristallo parliamo? C’è un muro di gomma sulle donne”, ha concluso duramente. Parole che non sono bastate a fermare l’offensiva delle toghe rosse, che hanno del tutto ignorato i riferimenti della Natoli alle corrette procedure di sospensione, sulla base dell’articolo 37 della legge n. 195/1958, che prevede la sospensione di un consigliere solo dopo l’esercizio dell’azione penale per reati non colposi. “Il Csm non può sospendere un suo membro semplicemente per un’iscrizione nel registro degli indagati”, ha spiegato Natoli, precisando che una misura così grave può essere giustificata solo a seguito di un procedimento penale completo e legittimo. Ovvero una condanna. Ma in barba al garantismo e alla presunzione d’innocenza prevista dall’articolo 27 della Costituzione, i suoi colleghi magistrati l’hanno già condannata.


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