Economia

Green Deal: l’ombra verde delle lobby

di Giovanni Vasso -

epa11614128 Frans Timmermans speaks on the second day of the budget debate with the Dutch parliament (De Tweede Kamer) in The Hague, Netherlands, 19 September 2024. A two-day budget debate kicked off on 18 September at the Dutch parliament. EPA/REMKO DE WAAL


Si addensano le ombre (verdi) delle lobby sul Green Deal. E fu così che scoprimmo che anche in Europa, anche gli integerrimi olandesi, pure i rigidissimi rosso-verdi, financo l’austero Frans Timmermans, utilizzavano i soldi dei contributi per convincere (o almeno provarci) l’opinione pubblica Ue della bontà dei suoi progetti e delle sue iniziative politiche. Il giornale olandese De Telegraaf ha scoperchiato il vaso di pandora dello scandalo Green Deal: la Commissione Ue utilizzava fondi pubblici per pagare lobbisti e associazioni ambientaliste per direzionare il dibattito là dove sarebbe stato gradito allo stesso esecutivo comunitario. Nel caso in questione, stando allo scoop De Telegraaf, ben 700mila euro sarebbero finiti nelle casse di 185 club “green” per aiutare Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione, uomo simbolo del discusso Green Deal, a “direzionare” il dibattito sui temi dell’agricoltura verde e a far digerire ai cittadini europei il Nature Restoration Law, la legge che, in pratica, impone di lasciare incolta una certa percentuale dei terreni agricoli dell’Unione europea in nome del ripristino degli habitat naturali. Paludi e boschi compresi. In pratica, hanno speso una vagonata di soldi (pubblici) per ritrovarsi (comunque) i trattori per le strade, da Bucarest a Parigi, da Berlino a Bruxelles, nella prima, grande, protesta transnazionale contro le istituzioni comunitarie. Oltre al danno, la beffa di venir pure scoperti. Gettando, sulle istituzioni comunitarie, l’ennesima ombra legata al lobbismo a distanza di pochi anni dall’altro (grande) scandalo che ha fatto tremare l’Europarlamento, quello legato alle pressioni provenienti dal Qatar. Che, una volta ancora, aveva visto al centro dello scandalo i socialisti. La vicenda rischia di far venir giù tutto. Perché, adesso, tutte le forze politiche contrarie al Green Deal stanno scavando nei documenti per capire cosa sia accaduto e da dove provenissero le pressioni minate a scavalcare il dibattito politico in favore dei programmi che Bruxelles avrebbe voluto imporre, come ha fatto, circoscrivendo il contraddittorio. La polemica s’è diffusa in un lampo in tutta Europa e, in Italia, ha compattato la maggioranza. Il gruppo europeo di Forza Italia ha chiesto “chiarezza assoluta” rispetto a “particolari che, se confermati, riscrivono completamente la storia di alcuni provvedimenti supportati da un favore che oggi si comprende comprato con consulenze e contratti”. Fi punta il dito: “Chiediamo al gruppo dei Socialisti, di cui fa parte la sinistra italiana e di cui faceva parte l’ex vicepresidente Frans Timmermans di fare chiarezza rispetto ad una vicenda che dopo il Qatargate, nel quale sempre i Socialisti erano stati coinvolti, rischia di destabilizzare l’opinione pubblica e delegittimare l’intera Unione Europea” e, intanto, gli azzurri già si preparano a chiedere “la sospensione del divieto dei motori endotermici e alle auto diesel e benzina e delle sanzioni previste già da quest’anno”. Sulla stessa lunghezza d’onda ci sono anche i leghisti che, con in testa il generale Roberto Vannacci, hanno presentato un’interrogazione per chiedere se la Commissione non ha intenzione di fare un passo indietro rispetto a quelle stesse iniziative proposte. Ancora più veemente è stata la reazione di Fratelli d’Italia secondo cui “va fatta chiarezza anche in Italia” dal momento che “è necessario sapere se siano state destinate risorse per diffondere notizie, o forse sarebbe meglio chiamarle fake news, sul clima per imporre politiche ambientali”. L’analisi di Galeazzo Bignami e Lucio Malan, presidenti dei gruppi Fdi a Camera e Senato, rivela “che sta emergendo a livello europeo un quadro inquietante e sconcertante, che non può lasciarci indifferenti e inerti. Fratelli d’Italia in più occasioni aveva denunciato le folli politiche ambientali, che hanno devastato il sistema industriale nazionale ed europeo con evidenti ripercussioni sul piano occupazionale. Fare chiarezza, quindi, è ancora più necessario e doveroso”. Ma non è solo una questione politica, anzi. Gli agricoltori stessi vogliono sapere chi o cosa ci sia dietro a quelle proposte di legge che loro stessi hanno avversato con forza negli ultimi anni. Coldiretti, dopo che “per anni sono stati criminalizzati gli agricoltori di tutta Europa ergendo alcune delle associazioni ambientaliste più importanti a giudici di un tribunale della storia che pretendeva di condannarli” pretende “chiarezza e trasparenza” dalla Commissione Ue. “Se quanto emerso dovesse essere confermato, la verità è che abbiamo sempre avuto ragione nel sostenere che dietro il green deal di Timmermans si nascondeva un’agenda politica a senso unico, capace solo di favorire interessi di parte e non di garantire l’equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la necessità di proteggere la nostra agricoltura, infliggendo gravi danni alle filiere agricole in nome di un ambientalismo ideologico”, hanno tuonato gli agricoltori. L’ombra verde delle lobby sul Green Deal. E intanto Ursula tace.


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