Lo youtuber pentito: “Come vorrei che lo schianto non fosse mai successo”
di IVANO TOLETTINI
La vita rovinata. Far tornare indietro le lancette del tempo. Per cancellare quei frangenti terrificanti in cui ai 124 all’ora, alla guida della supercar Lamborghin, viaggiava a Casal Palocco tra la capitale e Ostia, travolgendo la Smart guidata da Elena Uccello e spezzando per sempre la vita del piccolo Manuel di 5 anni. Lo youtuber Matteo Di Pietro (nella foto) racconta al gip Angela Gerardi una versione che non contiene particolari novità, al di là delle sue considerazioni che non aggiungono molto perché del senno di poi…
“Doveva pensarci prima” confida uno zio di Manuel, mentre le agenzie ieri pomeriggio battono le dichiarazioni del suo assistito da parte dell’avvocata Antonella Benvenudi, che tutela il giovane conducente indagato di omicidio stradale aggravato e agli arresti domiciliari perché c’è il pericolo della reiterazione del reato e dell’inquinamento delle prove. “Vorrei tornare indietro nel tempo e che tutto ciò non fosse accaduto”, fa mettere a verbale Di Pietro che pigiava come un ossesso sull’acceleratore della Lamborghini mentre i trasportati Vito Loiacono, Simone Dutti, Marco Ciaffaroni e Gaia Nota lo imploravano di rallentare perché correva troppo veloce verso un destino che desiderava fosse troppo imprudente senza rendersi conto che a quella velocità, in quel tratto di strada urbano, la macchina diventa un’arma pronta a uccidere.
Il capo dei “The Borderline” aveva azionato le due telecamere dentro l’abitacolo per la registrazione del solito video col quale impressionare i “seguaci”, ma di cui non c’era più traccia al momento del sopralluogo della polizia giudiziaria perché erano già state fatte sparire. Di qui la contestazione dell’inquinamento delle prove nel tentativo di alleggerire le sue responsabilità. Per un’ora lo youtuber ricostruisce le circostanze della disgrazia rispondendo alle domande del gip, che gli muove le contestazioni che l’hanno indotta ad accogliere la richiesta dei domiciliari formulata dalla Procura.
Intanto, uno dei testimoni riferisce agli investigatori di essere stato “seduto sul sedile centrale posteriore, non guardavo la strada perché avevo in mano la telecamera e mi stavo riprendendo, mentre rivolgevo domande a chi era con me del tipo: “A chi piace questa macchina? Ci sei mai salita?”. E una volta finito di registrare la scena, rivolto a Matteo gli ho chiesto di andare piano”. Il gip di Roma sottolinea che il guidatore sapendo di essere ripreso dalle telecamere non interagiva con esse, pur tuttavia viaggiava troppo veloce, cosìcché quando la Smart guidata dalla giovane mamma che proveniva dalla direzione opposta ha messo la freccia per girare, il devastante schianto è stato inevitabile. “Vorrei che non fosse mai successo”, dice piangendo Di Pietro.
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