Politica

Lo stacanovista assessore di Tolfa che sogna in grande per il dopo Silvio

di Edoardo Sirignano -


Alessandro Battilocchio è tra i volti dell’anno di Forza Italia. Diventato responsabile nazionale elezioni è  uno dei quattro profili della svolta scelti da Fascina. Insieme a Sorte, Benigni e al sottosegretario Ferrante, più di qualcuno lo considera un pilastro per Fi, nonché il riferimento per il Centro Italia. A sponsorizzarlo, d’altronde, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quel gruppo dirigente laziale, che lo ha cresciuto come un figlio.

Una stima, però, ripagata sempre sul campo. Impegno, sacrificio e perseveranza, d’altronde, sono le parole d’ordine che ne hanno caratterizzato da sempre l’operato. Il 46enne, infatti, è il più presente a Montecitorio. Non manca davvero mai. Basti pensare che, dall’inizio del mandato, salta solo due votazioni. Questi numeri, però, non sorprendono chi lo conosce. Ale, dicono i suoi amici, è un perfezionista.

Lo era ai tempi della Bowie High Scholl nel Maryland, così come al liceo Guglielmotti di Civitavecchia. Pur non essendo mai stato un secchione, ha sempre cercato di fare del suo meglio. Un modus operandi  trasferito anche in politica.

Pur avendo conseguito due lauree, una in giurisprudenza e l’altra in scienze politiche, rompe subito gli indugi nella sua Tolfa.  A 19 anni, infatti, è consigliere, mentre quattro anni dopo viene eletto sindaco. Resta per un decennio con la fascia tricolore e rivoluziona, sotto tutti i punti di vista, il piccolo comune laziale.

La vita di paese, però, non gli basta. Ecco perché nel 2004 si candida a Bruxelles. Anche questo step è un successo. Con 9675 preferenze, è il più giovane eurodeputato eletto nell’anno. Grazie all’esperienza acquisita sul territorio, mastica la politica come il pane. Non a caso è indicato per ricoprire il ruolo di vice-segretario nazionale del nuovo Psi. Dopo aver aderito alla costituente voluta da De Michelis, prova la riconferma, nel 2009, con il Partito Socialista Italiano, nell’aggregazione elettorale Sinistra e Libertà. Pur prendendo il doppio delle preferenze (23.370 voti), stavolta, resta fuori. Nonostante ciò, non molla e nel 2010, su spinta di Caldoro, si candida alle regionali con una civica a sostegno della candidata Polverini. Anche questa volta, pur prendendo 8mila preferenze, non viene eletto. Un film che si ripete, purtroppo, alle europee del 2014.

Come dice, però, la canzone di Venditti “quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita”. Parole che combaciano alla perfezione con il percorso politico di Battilocchio. Dopo una serie di successi, ottenuti in giro per il mondo, sposa la causa di Silvio. Una scelta considerata discutibile, considerando che Fi non viveva il suo migliore stato di salute. Nonostante ciò, prende, senza indugi, la patata bollente del commissariamento di Guidonia. Qui riprende un partito morto.

Questa è una delle tante ragioni perché nel 2018 viene candidato alla Camera, dove all’uninominale supera due cavalli di razza come Mastandrea del M5S e Fattorini del centrosinistra. Nel periodo più difficile per la destra è un vero e proprio faro nel Lazio di Zingaretti, tanto che gli azzurri gli affidano il coordinamento per la provincia di Roma.

Sia Tajani che Gasparri, gli riconoscono un indiscusso talento. Ecco perché la sua ricandidatura, nel 2022, non è neanche discutibile. Il risultato ovviamente è un successo. Ragione per cui lo stesso Cav, spinto dai romani che lo hanno cresciuto e dalla suo nuovo amore Marta, che dice di stimarlo, lo nomina responsabile elezione di Forza Italia. Un incarico che fa pensare in grande e lo proietta tra i candidati dell’eredità politica di B. Silvio è inimitabile, ma rientrare nel gotha dei super-discepoli è un obiettivo ampiamente alla portata.


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