Lo scudo di Trump per blindare gli Usa fa gola all’Europa: intervista a Leonardo Malatesta
Trump vuole correre per dotare gli Stati Uniti di un sistema di difesa missilistica “di nuova generazione”. I media internazionali sono tornati a parlare di guerre stellari, come ai tempi di Reagan nel 1983. Anche allora a scatenare la rincorsa per i nuovi sistemi missilistici di difesa e attacco era stato quello che venne definito l’Impero del Male: l’Unione dei Soviet. Anche oggi è di nuovo la Russia, ma degli oligarchi guidati da Putin, a continuare a bussare potentemente alla porta dell’insicurezza europea dopo l’aggressione di quasi tre anni fa dell’Ucraina.
Se è vero che gli esperti di questioni militari ricordano che fin dal 2010 la Nato ha avviato un programma di protezione missilistica, destinato soprattutto all’Europa, denominato “Ballistic missile defense” (BMD), con il compito di assicurare la sicurezza dei Paesi membri e di conseguenza garantire la libertà, è altrettanto vero che dal 2016 lo scudo missilistico di difesa permanente denominato “Integrated Air and Missile Defence” (IAMD) è stato perfezionato, anche se la guerra di Israele contro i terroristi di Hamas ha dimostrato che la “Cupola di ferro”, Iron Dome, protegge al 90%. Per questo motivo il presidente Trump è pronto a firmare “l’ordine esecutivo per creare un sistema di difesa missilistica di nuova generazione per gli Stati Uniti, per contrastare missili balistici e ipersonici e altri attacchi aerei” provenienti eventualmente da Mosca e dai suoi alleati, come la Corea del Nord, e difendere un territorio molto più vasto di Israele com’è gran parte del continente Nordamericano. Di difesa missilistica in Europa si parla ormai di decenni come ben sanno esperti militari e storici militari: quest’ultimi a queste problematiche hanno dedicato la loro attività di ricerca.
Uno di questi è lo storico militare Leonardo Malatesta che ha scritto numerosi libri (da “Sky Defenders”, a difesa del cielo italiano durante la Guerra Fredda, a “La spada e lo Scudo”, e poi “Tuonando Disintegro” e “West Stars”), per svelare quelli che un tempo erano segreti di stato. “Quello che annuncia il presidente americano – spiega Malatesta – è un progetto interessante, perché è il potenziamento del sistema Iron Dome che in Israele ha dato buoni risultati dalla pioggia di missili sciiti di Hezbollah e Teheran, ma non è perfettamente permeabile, per abbattere in questo caso l’eventuale attacco dei missili balistici intercontinentali e ipersonici russi”.
Riavvolgiamo, Malatesta, il nastro della storia al 1984, quando l’Italia a Comiso dispiega i Cruise: qual era la nostra difesa missilistica?
A partire dagli anni Cinquanta la nostra Aeronautica militare aveva affidato al sistema integrato dagli aerei intercettori F1014 e i missili Nike Hercules la difesa dal possibile attacco delle forze del Patto di Varsavia. Negli anni Sessanta l’Esercito aveva dispiegato i missili Hawk e l’Aeronautica aveva realizzato le basi di montagna in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Una di queste, a Calvarina nel Veronese, era dotata di testate nucleari ed è stata operativa fino al 1995. Dopo la fine della Guerra Fredda lo scudo missilistico si era vieppiù ridotto e negli ultimi quindici anni la Nato ha avviato in Europa un programma di potenziamento con il suo comando in Germania del sistema di difesa missilistico.
L’Italia e l’Europa in particolare devono rafforzare questo sistema di difesa?
Non c’è dubbio perché siamo più vicini alla minaccia russa. Adesso stiamo correndo ai ripari ad esempio con i missili SAMP/T del consorzio italo-francese, ma la guerra in Ucraina ha rimescolato le prospettive. Fino a pochi anni fa si riteneva che la minaccia fosse quella terroristica, mentre dal 2022 siamo consci che sono tornati i pericoli convenzionali. Le nostre Forze Armate e quelle alleate della Nato hanno riscritto la loro dottrina. Faccio l’esempio dell’Esercito che sta attuando un programma di combattimento nei luoghi sotterranei in seguito al conflitto tra Israele ed Hamas.
Però tutto questo costerà molto e i bilanci degli stati europei sono in difficoltà.
È un problema politico, dipende da quali priorità vorremo far prevalere. La sicurezza non ha prezzo perché ne va delle nostre libertà. Poiché l’attuale scudo di difesa della Nato non è impermeabile, c’è necessità di contrastare qualsiasi tipo di minaccia che è portata dai missili supersonici russi armati di testate nucleari. Ne va del bene e del futuro dell’Europa.
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