Lo scrittore curdo Firat Cewerî l’8 dicembre a Bologna
Giovedì 8 dicembre, alle ore 18.00, la libreria Modo di Bologna ospiterà lo scrittore curdo Firat Cewerî che presenterà l’edizione italiana del suo terzultimo libro, “Il matto, la prostituta e lo scrittore”, pubblicato da Calamaro edizioni. L’autore ne discuterà con il traduttore del libro, Francesco Marilungo.
Cewerî, tradotto in turco e in persiano, è è uno dei più importanti scrittori curdi contemporanei. Nasce in provincia di Mardin, nel sudest della Turchia, nel 1959. Negli anni ’80 si trasferisce in Svezia, paese in cui per due decenni si troveranno a vivere tutti i più importanti intellettuali curdi, in fuga dalla repressione turca. Per circa dieci anni lavora alla rivista curda Nûdem e dedica molto del suo impegno letterario a sganciare la letteratura curda dalla sfera d’influenza della politica per creare un campo estetico autonomo e indipendente. Una voce letteraria non riconducibile a nessuna casella politica, per questo fino ad oggi criticata da più parti. Ha tradotto in curdo opere di Dostoevskij, Cechov, Steinbeck e ha curato antologie di poesia e di racconti. I suoi romanzi più importanti sono Kevoka Spî (Colomba bianca, 1996), Payiza Dereng (Tardo autunno, 2005) Ez ê yekî bikujim (il libro che presenta a Bologna, usdcito in edizione originale nel 2008) Lehî (Torrente, 2011), Maria Melekek bû (Maria era un angelo, 2015).
“Il matto, la prostituta e lo scrittore” è ambientato nella storica capitale del Kurdistan, dal nome mai menzionato. Per le sue strade si muovono tre personaggi che nulla sembrano avere in comune. Temo è da poco uscito dal carcere dove ha trascorso gli ultimi quindici anni e si aggira per la città inseguendo una voce nella propria testa. Diana si prostituisce in una gelateria aspettando un cliente che le salvi la vita. Lo Scrittore è tornato in città per poter presentare finalmente tra la sua gente il suo ultimo libro scritto in curdo.
Personaggi decisamente diversi che si incontrano e si scontrano, costringendosi a riflettere su cosa significhi per loro quella città, cosa abbia voluto dire essere curdi e qual è il prezzo che hanno pagato per esserlo. In un’atmosfera in cui alla cruda realtà si mescola la dimensione onirica, e dove non mancano i colpi di scena, le loro storie si riflettono l’una nell’altra e non nascondono le contraddizioni di un movimento che lotta e le speranze più o meno disattese di chi ha lottato.
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