Attualità

Lo scisma di Viganò non fa bene all’unità in vista del Giubileo

di Andrea Canali -


La Chiesa Universale e inclusiva di Papa Francesco, protesa verso i poveri e per i poveri, e quindi in uscita, per non rimanere chiusa nei sacri palazzi ma andare fuori in mezzo alle persone per occuparsi delle periferie esistenziali, non a tutti piace. Infatti, Monsignor Carlo Maria Viganò è stato convocato in Vaticano dal Dicastero per la Dottrina della Fede, quello che un tempo era il Sant’Uffizio, per difendersi dalle accuse di delitto di scisma. L’arcivescovo, già Nunzio negli Stati Uniti, viene ritenuto un oppositore di Papa Francesco. Infatti, monsignor Viganò, nel tempo, aveva più volte criticato l’operato e le posizioni di Bergoglio, arrivando a chiederne le dimissioni. Il prelato, nei confronti di tale provvedimento, ha reagito rispondendo: “Considero le accuse contro di me un onore. Nessun cattolico degno di questo nome può essere in comunione con questa Chiesa bergogliana”. Entrando nel merito, si invita Viganò a presentarsi per prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato. E ciò di cui è accusato, nello specifico, sono “affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II”. “Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti a cui deve rispondere. È normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini che sono necessarie per approfondire questa situazione”, ha commentato il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ricordando che comunque ha la possibilità di difendersi. A livello personale, Parolin ha poi aggiunto: “Mi dispiace tantissimo, io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore molto fedele alla Santa Sede e non so cosa sia successo”. Viganò ha risposto duramente: “Questa chiesa agisce in evidente discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo”, invitando a pregare per “coloro che sono perseguitati a causa della loro fede”. “Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi”, ha aggiunto. “Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana chiesa sinodale è necessaria metastasi”, ha concluso. Sono anni che Viganò attacca Papa Francesco. L’ultimo episodio risale a dicembre e riguarda il documento Fiducia Supplicans sulla benedizione delle coppie omosessuali. Viganò aveva commentato parlando di “falsi pastori, servi di Satana a iniziare dall’usurpatore che siede sul soglio di Pietro”. Ricordiamo che lo scisma è uno dei tre delitti contro la fede, insieme all’“eresia” e all’“apostasia”. Secondo l’articolo 751 del codice di diritto canonico infatti, lo scisma è “il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti”. E così, lo scismatico incorre nella sanzione “della scomunica” – dalla quale è possibile rientrare in comunione con la Chiesa dietro a un pentimento sincero, cui far seguire la confessione sacramentale e la richiesta di assoluzione – e a ulteriori possibili pene ove il reo non si ravvedesse, possono arrivare fino alla “dimissione dallo stato clericale”. Gli scismi storicamente sono quello del 1054 che divise la Chiesa d’Oriente (Chiesa ortodossa) e quella d’Occidente (Chiesa cattolica romana) e quello di Avignone, noto anche come “lo scisma di Occidente” con due Papi. Poi, nel 1517, il monaco Martin Lutero con le sue tesi, portò alla riforma protestante. In conclusione come evolverà la situazione in merito alla divisione tra l’attuale Chiesa Bergogliana e Monsignor Viganò? Rientrerà tutto in seno all’unica madre Chiesa, oppure seguiranno altri scismi? All’alba del Giubileo, ci vorrebbe unità, per il bene non solo della Chiesa.


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