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L’Italia sospende gli accordi di Schengen: quali ripercussioni sul turismo?

di Redazione -


di ANGELA ARENA

In Italia, scatta da oggi sabato 21 ottobre, la sospensione temporanea degli accordi di Schengen, secondo quanto disposto dal Governo che ha stabilito la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne con la Slovenia in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen, come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi “La misura verrà attuata
dal 21 ottobre prossimo per un periodo di 10 giorni, prorogabili ai sensi del Regolamento Ue 2016/339”.
Ben 100 km, tra valichi principali e secondari posti al confine con la Slovenia saranno presidiati 24 ore su 24, da circa 350 agenti che coadiuveranno le forze dell’ordine locale nell’ attività di controllo dei documenti: centoquaranta uomini, tra Esercito e Polizia per la sola Trieste, almeno 110 a Udine e 75 a Gorizia.
La Premier, Giorgia Meloni, attraverso i suoi canali social ha spiegato i motivi sottesi al
provvedimento “La sospensione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione in Europa si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità”.

La decisione, in merito al provvedimento straordinario, appare, infatti, necessaria dopo l’acuirsi della crisi tra Israele ed Hamas, nonché, dopo i recenti fatti di sangue avvenuti in Francia e a Bruxelles, anche se, nel nostro Paese il livello di allerta terrorismo è ancora limitato ad implementare sicurezza ed attività di monitoraggio presso luoghi ad altra concentrazione di persone, come stadi ed aeroporti, e non vi sia un “Rischio concreto di attacchi terroristici”, come, di recente dichiarato sia dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che dal Ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Ed invero, la misura adottata, attiene proprio ad una procedura straordinaria che, in base al regolamento, stabilisce che la prima sospensione non possa superare i 10 giorni, mentre le eventuali successive proroghe possono arrivare anche a 20 giorni ciascuna, sino ad un massimo complessivo di due mesi, laddove, raggiunto il termine massimo, sarà attivabile la procedura ordinaria, il che consentirebbe di prorogare la sospensione Schengen di ulteriori quattro mesi, fino ad un totale complessivo di sei mesi.

Sebbene, come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi “Le modalità di controllo saranno attuate in modo da garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”, sembra inevitabile non pensare alle ripercussioni che tale straordinario provvedimento dovesse avere, qualora prorogato, sull’economia e sul comparto turistico, ovvero “La prima industria italiana”, come di recente al TTG di Rimini è stato definito questo settore dalla ministra Santanchè ed altresì, se si considera che quotidianamente 3,5 mln di persone, in media, attraversano un confine interno all’Ue.
L’Acquis di Schengen, difatti, rappresenta, senza dubbio, uno dei pilastri dell’Unione Europea essendo un corpo di norme e disposizioni che garantisce la libera circolazione
delle persone e riguarda ben 22 Stati dell’Ue anche se ne fanno parte anche alcuni Stati non Ue, come Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, laddove ne sono fuori Bulgaria,
Croazia, Cipro, Irlanda e Romania, oltre al Regno Unito.

In sostanza, nello spazio Schengen i cittadini Ue godono di ampia libertà di movimento, potendosi spostare tra gli Stati aderenti senza essere sottoposti a controlli transfrontalieri, sebbene, si tratti di una libertà limitata: ad esempio, i cittadini comunitari che viaggiano per turismo, possono recarsi in un altro Paese Ue per un massimo di tre mesi, semplicemente esibendo un passaporto o una carta d’identità validi.

Inoltre, sempre secondo il citato Trattato, tutti i cittadini Ue possono vivere in un altro Paese dell’area per motivi di lavoro, in base alle leggi locali, così come gli imprenditori possono aprire imprese in altri Paesi Ue e gli studenti possono studiare ovunque nell’Unione. Rilevano dunque, gli innegabili benefici che, grazie alla libera circolazione, sancita da questo Trattato sono stati apportati al commercio e all’industria turistica nel corso degli anni.
Pertanto, come rileva la Commissione Europea, chiudere i confini interni dell’area Schengen costerebbe tra 100 e 230 mld di euro nell’arco di 10 anni, impedendo il pendolarismo transfrontaliero a 1,7 mln di persone circa. Bisogna tuttavia sottolineare che, come nel caso che ci occupa attualmente, la libertà di circolazione può essere sospesa da uno Stato membro, in via eccezionale e temporanea, di fronte ad una minaccia “seria” e al riguardo rileva come non siano pochi i casi in cui ciò è accaduto.
Dal 2006 ad oggi, infatti, il trattato di Schengen è stato sospeso ben 387 volte dai Paesi membri dell’Unione Europea, i precedenti italiani riguardano, invece, grandi eventi: l’ultima volta in occasione del G20 nel 2021 ma anche nel 2017 per il G7 a Taormina e nel 2009 per il G8 all’Aquila. Attualmente, inoltre, di fronte anche alla forte pressione migratoria, sia l’Austria che la Germania hanno ripristinato i controlli alle frontiere.


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