Politica

PRIMA PAGINA-L’Italia rivendica deleghe pesanti in Commissione Ue. Colloquio con Paolo Barelli

di Giuseppe Ariola -


Si apre oggi l’ultima settimana di trattative prima dell’atteso voto del Parlamento europeo, previsto per giovedì 18 luglio, con il quale si deciderà sul bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. La presidente in carica è a Bruxelles dall’inizio della settimana, dove resterà anche nei prossimi giorni, per concludere il giro di consultazioni con i gruppi politici e mettere insieme i numeri necessari ad assicurarle un secondo mandato. Mentre sull’esecutivo Ue si tratta con diverse formule per chiudere intese politiche stabili o per cercare appoggi esterni, si stanno delineando anche gli altri assetti istituzionali, in particolare per quanto riguarda le presidenze delle commissioni parlamentari, distribuite proporzionalmente alla consistenza dei gruppi e sulla scorta di un primo accordo informale. I giochi sono, però, sono ancora assolutamente aperti, perché, al netto di questo primo riparto matematico, gli aspiranti presidenti dovranno superare l’esame del voto. A tal proposito sarà interessante vedere se terrà il ‘cordone sanitario’ contro il gruppo Patrioti per l’Europa, diventata la terza forza dell’Europarlamento, che si vorrebbe tenere escluso da tutte le cariche. Un’ipotesi che prende forma in concomitanza con l’acuirsi delle polemiche per le visite di Orban, artefice del nuovo gruppo, a Mosca e Pechino mentre l’Ungheria detiene la presidenza Ue, oltretutto proprio a ridosso del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Alleanza Atlantica a Washington. Summit che ha vede impegnati oltreoceano anche Giorgia Meloni e il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che per quel che riguarda invece il fronte europeo sono da settimane impegnati nelle trattative per vedere riconosciuto all’Italia un commissario con deleghe importanti, oltre che per un allargamento della maggioranza all’Ecr. Come sottolinea però Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, in un colloquio con L’identità, “Antonio Tajani pensa agli interessi del nostro Paese e tra questi c’è un commissario europeo che abbia delle deleghe importanti. E visto che l’Italia è tra le prime nazioni europee, dal punto di vista economico ma non solo, penso ci sarà un rispetto compiuto con l’attribuzione di deleghe pesanti. La questione Francia, quello che accade nella destra europea, dove vanno Le Pen o Orban, la diaspora all’interno dei conservatori, sono fatti politici internazionali rispetto ai quali non diamo giudizi”. Sul tentativo del segretario nazionale di Forza Italia di convincere il Ppe ad aprire un dialogo con il gruppo Ecr, Barelli pone l’accento sul fatto che “i meccanismi europei sono diversi dai nostri. Tajani dice che i conservatori devono essere ascoltati perché hanno una rappresentanza importante nel sistema europeo, però tutti noi siamo coscienti che in un sistema proporzionale gli accordi si fanno alla luce delle possibilità che emergono dai risultati degli oltre 350 milioni di cittadini che hanno votato. Quindi, l’ipotesi di una maggioranza costituita da popolari, conservatori e liberali rimane un sogno nel cassetto di chi l’aveva immaginata, perché i numeri non ci sono. Alla luce di questo fatto, Antonio Tajani, che è uno dei vicepresidenti del Ppe, è impegnato a far sì che l’Italia abbia un peso all’interno della Commissione Ue. Ritengo che questo sia possibile, è un risultato che l’Italia può ottenere”. Una strategia per la composizione della Commissione che, quindi, prescinde dall’accordo politico all’Europarlamento. “Certo – prosegue il presidente dei deputati azzurri -, perché l’Italia ha un peso in Europa, indipendentemente dai partiti. È una fortuna che al governo ci siano Tajani e Forza Italia, perché si tratta di una parte fondamentale del Ppe e di un motivo ulteriore per mettere sotto attenzione, qualora non fosse stato già fatto in maniera adeguata, l’importanza dell’Italia e le necessità che ha il nostro Paese. Noi abbiamo l’esigenza di rivedere il patto di stabilità, alcune clausole del Pnrr – benché su questo stiamo più avanti di altri – e di riequilibrare tendenze ambientali e di riconversione energetica strumentali che non funzionano. I partiti di maggioranza in Italia condividono lo stesso interesse comune: avere un peso nella commissione. Forza Italia è impegnata affinché sia riconosciuto un ruolo importante al commissario italiano, poi che sia vicepresidente con poteri o meno è una questione che si vedrà, perché si tratta di un ruolo che non è istituzionalizzato in base alle norme statutarie”. Certo molto dipenderà da come la premier italiana giocherà le sue carte. “Giorgia Meloni ha un ottimo rapporto con Ursula von der Leyen – replica Barelli – come dimostrano i numerosi incontri e le varie collaborazioni che hanno avuto. Poi, chiaramente, c’è anche il versante che la vede leadership dei conservatori. È chiaro che cimentarsi con queste due diverse funzioni può mettere in discussione il suo interesse che noi siamo certi sia quello del Paese, ovvero quello di incidere con un commissario pesante nelle attività di direzione e di indirizzo della Commissione Ue”. Si lavora per l’Italia insomma… “Certo, Forza Italia e Antonio Tajani, anche con il suo ruolo all’interno del Ppe, lavorano nell’interesse dell’Italia”, ribadisce il presidente dei deputati azzurri.


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