Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella durante la cerimonia della firma di un contratto di sviluppo tra la società Solitek Industry ed Invitalia, MIMIT, Roma 26 maggio 2023. ANSA/FABIO FRUSTACI
“Con Renzi solo un fidanzamento. Mille svolte a sinistra non basterebbero a far vincere il Pd. Suicidio politico superare la Margherita”. A dirlo Clemente Mastella, sindaco di Benevento.
Ancora possibile la lista del Terzo Polo?
A prevalere capricci e distanze poco politiche e molto personali. Non c’è di peggio quando si vuole trovare una sintesi.
La colpa è di Calenda?
Sulla spinta Bonino, spero ci sia ancora tempo per superare le divergenze. Si sprecherebbe un’opportunità. Da autore della prima Margherita, con Prodi e Marini, posso dire che in quel frangente prevaleva la voglia di stare insieme. Pur avendo caratteri non molto simili, prioritario era il progetto, non le persone. Questa la differenza con il Terzo Polo di oggi.
Perché la Margherita è stata messa in soffitta?
Il più grande suicidio politico è stato fondere l’esperienza cattolica-democratica con quella dei Ds. Quando erano distinte e separate, ma correvano per un traguardo comune, si arrivava al 30%. Oggi, invece, bisogna sudare sette camicie per arrivare al 19%. L’idea degasperiana del “guardate a sinistra” si è rivelata un fallimento.
Todde, in Sardegna, preferisce tenere lontani Schlein e Conte dai comizi. Qualcuno sta ripensando la svolta rossa?
Si ha paura della troppa sinistra, ma non si è in grado neanche di svoltare a centro. Non capisco cos’è questo Pd. I dem, nella mia Benevento, mi fanno la guerra, pur avendo sostenuto De Luca con 105mila voti.
Lo stesso governatore della Campania, però, sembra essere stato scaricato dal suo partito. La linea sul terzo mandato vale più di mille parole…
Stiamo parlando di una recita a soggetto, un po’ pirandelliana. Ora si vota solo sui governatori e non più sui sindaci. Meglio, quindi, parlare di emendamento ad Zaiam. Non ci sono, poi, le condizioni per far passare nulla. Se non cambiano i partiti in aula, Fratelli d’Italia e Forza Italia non possono dire di no, così come il M5S non può fare il salto della quaglia. Non sarebbe credibile, considerando che ha escluso il superamento del doppio mandato finanche per i presidenti delle Camere. Se il Pd, dunque, vota insieme alla Lega non cambia nulla. La battaglia contro De Luca si è rivelata fallimentare in partenza.
Dopo le europee, è ancora possibile un’intesa tra moderati, basata sul Ppe, che comprenda anche Forza Italia?
Forza Italia non è più inclusiva come ai tempi di Berlusconi. Detto ciò, da tempo non seguo le vicende di quel partito.
Con una promozione di Moratti, potrebbero cambiare gli equilibri azzurri?
L’ex ministro non ha il potere per farlo. Non so, poi, cosa dovrebbe modificare.
Mastella, intanto, è stato criticato a quelle latitudini per l’intesa con Renzi…
Per adesso non c’è stato alcun matrimonio, siamo al fidanzamento.
Sarà in campo nella prossima competizione?
Ho scelto di fare il sindaco e ho dunque la responsabilità di terminare un mandato. Ho da fare fino al 2027. C’è tempo per pensare al futuro.
Può fare, intanto, da allenatore a uomini e donne di Italia Viva?
Se me lo chiedono, non mi tirerò indietro. Sono sempre disponibile per qualche consiglio. Perché negarlo a Renzi?
È possibile superare ancora quel bipolarismo basato sulla contrapposizione tra Schlein e Meloni?
Le cose, adesso, vanno in un determinato modo. L’unico che ha avuto la possibilità di mettere fine al bipolarismo è stato Conte. Una terza alternativa di sinistra, però, non poteva funzionare, così come non funziona l’attuale centrosinistra.
Perché?
Tra me e Bertinotti c’è sempre stato rispetto. Guidavamo i nostri elettori verso una sopportabilità pur di andare al goveerno. La sinistra non ha vinto un’elezione dal 2006, ovvero da quando me ne sono andato. In quel frangente, alla Camera, si è riusciti a essere maggioranza grazie a soli 25mila voti. Non dimentichiamo che gliene diedi 200mila in Campania. Senza di me, la sinistra era già morta. Dopodiché non c’è mai stata una vittoria netta. Il Pd è arrivato a Palazzo Chigi per qualche coincidenza. I dem non potranno mai avere una maggioranza senza un’area centrista. Diecimila spinte a sinistra non basterebbero.