Politica

L’INTERVISTA – La fedelissima del Cav e numero 2 di Coraggio Italia Biancofiore: “Ecco perché Meloni sarà la vera erede di Berlusconi”

di Edoardo Sirignano -

MICHAELA BIANCOFIORE POLITICA


“Meloni unica erede di Berlusconi perché populista e di massa. Solo con il Ppe e il piccolo centro, il grande partito della nazione resterà utopia”. A dirlo Michaela Biancofiore, senatrice e vice presidente di Coraggio Italia.

Qualcuno sostiene che Giorgia sia l’erede di De Gasperi. È d’accordo?

Direi proprio di no. Giorgia, piuttosto, guarda a una destra moderna, europea e liberale. Sta trasformando il suo partito in quello che è ormai l’antico Pdl di Berlusconi, ovvero la grande casa dei conservatori: un soggetto di massa, un grande contenitore in grado di mettere insieme tutte le migliori tradizioni delle democrazie occidentali, tra le quali anche certamente quella democristiana

Seguendo tale percorso, i cosiddetti partitini sono a rischio…

Il consenso che matura intorno alla premier attrae l’elettorato degli altri partiti, compreso quello degli alleati. Ciò, però, non significa che non esisteranno più altri partiti nella coalizione. Bisognerà, piuttosto, iniziare a pensare sul come confederarsi, qualcosa che era già stato annunciato col famoso predellino. Questa è la vocazione del centrodestra: essere partito della nazione.

Un primo ostacolo in tal senso è la stessa Forza Italia. Tutti la davano per spacciata e invece è ancora in vita…

Gli antichi splendori di quando c’era Berlusconi non sono neanche immaginabili. Solo una piccola parte di quella classe dirigente è stata cresciuta dal Cav. L’altra, invece, è abbastanza distante dall’idea originale del presidente. Stiamo parlando di persone capaci, ma che nulla hanno nulla a che fare con Silvio. Se Forza Italia non fosse al governo avrebbe qualche problema in più.

Qualcuno pensa che Meloni già stia pensando ad assorbire quel che resta degli azzurri. La stessa promozione di Gasparri a capogruppo non sarebbe un caso…

Meloni e Gasparri, pur venendo dalla stessa matrice, sono distinti e distanti.

Considerando la sua storia, invece, è possibile costruire un’ala centrista che ribalti il peso della Lega nella maggioranza, magari richiamando quel Matteo da Firenze?

Renzi su alcuni temi, penso alla giustizia e ai femminicidi, si avvicina molto al nostro modo di pensare. Più di una volta ha votato con noi. Matteo, però, è un battitore libero. Non potrà fare squadra con nessuno, come si è visto con Calenda. Preferisce un 2 per cento a un qualcosa di ampio respiro. A centro mentre i leader non mancano, però, scarseggiano i voti. Ecco perché bisogna essere consapevoli di essere solo una parte di un qualcosa di più ampio.

Meloni, dunque, è l’erede di Silvio?

Sarà l’erede per una sola ragione: è popolare e populista. È sbagliato dare a questa parola sempre un’accezione negativa. Lo stesso Berlusconi, con il suo modo di fare politica, rispettando promesse fatte e condivise con gli elettori, ha dimostrato il contrario.

Qualcuno, soprattutto in Fi, intanto, guarda con scetticismo ai populisti?

Chi dice questo critica Berlusconi. Sono andata da Forza Italia proprio perché ho visto spesso e volentieri una classe dirigente distante e distinta dal suo presidente. Era il solo a comprendere la pancia del paese e veniva dal nulla proprio come Giorgia. Era il self-made man per eccellenza, il sogno americano tradotto all’italiana.

Si avvicinano le europee. Come vi muoverete?

Coraggio Italia, come ha fatto in Trentino, farà confluire i suoi voti nella lista di FdI. Noi del centro liberal-democratico abbiamo ottenuto i nostri seggi, grazie all’attenzione dataci dalla Meloni. Non siamo quelli per cui, come diceva Andreotti, la riconoscenza era quella del giorno prima. Se Brugnaro decidesse di fare altro, lo seguiremo. Al nostro presidente, comunque, interessa unire e non dividere.

C’è, intanto, chi non rinuncia a sfruttare ogni occasione propizia per smarcarsi, vedi ultime uscite di Tajani e Salvini. È una strategia?

Partecipo ai tavoli dei capigruppo con la premier e ci sono sempre sia Salvini che Tajani. C’è totale convergenza. Allo stesso tempo, siamo alla vigilia delle europee e ogni partito deve differenziarsi. L’unità del governo, comunque, è altro e a parte rari personalismi sui territori, qui non è mai stata in discussione.


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