L’INTERVISTA – Israele, Rotondi: “Sinistra prigioniera del passato. Hamas carnefice per gli stessi palestinesi”
GIANFRANCO ROTONDI POLITICO
“La sinistra spesso è prigioniera del passato che non passa. La bestia di Hamas è carnefice di entrambi i popoli coinvolti nella guerra”. A dirlo Gianfranco Rotondi, deputato e leader della neonata “Democrazia Cristiana”.
Questa sinistra, che cerca di difendere a tutti i costi le posizioni sulla Palestina, non rischia di supportare i terroristi senza accorgersene?
La sinistra spesso è prigioniera del passato che non passa e questo è un caso classico.
Bisognerebbe fare un distinguo tra la causa di Hamas e quella palestinese?
La distinzione è tra il popolo palestinese, che è vittima e la bestia terroristica, che è carnefice, di entrambi i popoli coinvolti nella guerra.
La politica dei centri sociali, della tensione, in questo particolare momento, è quanto occorre all’Italia?
La tensione sociale in Italia non si è mai allentata, ma non possiamo paragonare i centri sociali di oggi all’eversione degli anni settanta e ottanta. Non dimentichiamo che l’antagonismo in passato ha generato mostri. Adesso mi sembra che questo rischio non ci sia. Non sempre, insomma, il presente è peggiore del passato.
Lo scandalo Soumahoro riaccende i riflettori sui migranti. Le difficoltà di persone, a cui è stata promessa un’accoglienza e poi se ne sono trovata un’altra, possono diventare una minaccia?
Intanto non siamo garantisti a intervalli. Sono democristiano e garantista sempre, con tutti, anche con Soumahoro, che non è neppure indagato. Ha il diritto di difendere la sua famiglia nelle sedi preposte, proteggendo il suo figlioletto e la sua onorabilità, che mi auguro venga riconfermata. Altra cosa è il problema della gestione dei migranti, intrecciata spesso con vicende inquietanti e ben peggiori di quella che viene attribuita ai familiari di Soumahoro.
Qualcuno ritiene Meloni troppo filo-israeliana e atlantica. È d’accordo?
Al contrario ritengo che Meloni faccia bene a riconfermare la collocazione internazionale dell’Italia, rapportandosi con pari dignità ai Paesi alleati, e archiviando definitivamente l’idea di una Italietta poco affidabile e senza una guida ferma.
È tornato il simbolo della Dc in Parlamento. Non è qualcosa di vecchio in un mondo che cambia?
È un simbolo nuovo, che non richiama nemmeno graficamente quello della Dc. Magari potessimo rinverdire quei fasti, sarebbero contenti anzitutto gli italiani che oggi rimpiangono la Dc, compresi tanti che non la votavano. Attraversiamo un tempo nuovo, e oggi nasce una nuova Democrazia Cristiana, inizialmente molto minoritaria, ma con forti ambizioni anzitutto di ideazione culturale e programmatica.
Ha parlato di inizio della Terza Repubblica. Può iniziare una nuova stagione politica durante una guerra?
La storia del mondo insegna che le guerre generano anche palingenesi, o comunque scatenano energie poderose, a cominciare dall’anelito verso la pace, una condizione che non si apprezza fin quando è scontata.
La Meloni può diventare De Gasperi 2.0, magari con un nuovo Piano Marshall dagli Stati Uniti?
Gli Stati Uniti sono stati sempre a fianco dell’Italia, e sempre lo saranno perché siamo la culla della cultura occidentale e della civiltà cristiana, basi fondamentali del sistema di libertà di cui l’America è emblema e difesa. Quanto al paragone tra Meloni e De Gasperi, penso che la prima a sorriderne sarebbe la premier, ma è anche vero che all’esordio neppure De Gasperi sapeva che sarebbe divenuto De Gasperi.
Così là premier non rischia di mettersi contro quel mondo di destra in cui è cresciuta. Non sarebbe una contraddizione vedere allo stesso tavolo un ex socialista come Caldoro con chi fino a qualche giorno fa riteneva la svolta di Fiuggi un errore?
La Meloni, come la Dc, è destra, centro e sinistra perché rappresenta l’Italia: qualche volta dispiacerà i suoi primi fans, qualche volta sorprenderà positivamente i suoi avversari e detrattori, qualche altra deluderà contemporaneamente gli uni e gli altri. È il governo bellezza. Quanto a Caldoro, è un socialista che ha sempre scelto il centrodestra e quindi a suo tempo ha apprezzato e condiviso la scelta di Fiuggi.
Il premierato, oggi, è davvero la priorità? Non è più urgente una riforma della giustizia, su cui l’esecutivo paga un forte ritardo…
Che strano in Italia il destino delle riforme Istituzionali: da trenta anni si predica che sono la priorità, poi quando un governo prova a metterci mano si obietta che non è il momento o che ci sono ben altre urgenze. Penso che Meloni faccia bene a porre la questione, senza impiccare il governo al nodo scorsoio di una riforma costituzionale di per sé complessa e impegnativa per tutte le forze politiche.
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