Attualità

L’inseminazione delle nuvole e la nuova emergenza climatica

di Gianluca Pascutti -


L’inseminazione delle nuvole, nota anche come “cloud seeding”, è una tecnica di geoingegneria meteorologica sviluppata per modificare le condizioni atmosferiche, principalmente con lo scopo di incrementare le precipitazioni. Questo processo è stato sperimentato in diverse parti del mondo per gestire fenomeni estremi come la siccità, ma sta acquisendo una rilevanza particolare alla luce dell’emergenza climatica.

Cos’è l’inseminazione delle nuvole?

L’inseminazione delle nuvole consiste nell’introduzione di sostanze chimiche come ioduro d’argento, cloruro di sodio o biossido di carbonio nell’atmosfera, specificamente nelle nuvole, per stimolare la condensazione dell’acqua e favorire la formazione di pioggia o neve. Questi agenti chimici funzionano come “nuclei di condensazione” attorno ai quali le goccioline d’acqua si aggregano fino a cadere al suolo sotto forma di precipitazione. La tecnica può essere applicata con aerei, razzi o generatori a terra e viene usata in settori come l’agricoltura per alleviare periodi di siccità prolungati, oppure per rifornire bacini idrici.

Quali sono i benefici e le preoccupazioni?

L’inseminazione delle nuvole potrebbe essere uno strumento utile per affrontare l’emergenza climatica, contribuendo a mitigare la scarsità d’acqua. Ad esempio, alcune regioni desertiche e paesi come gli Emirati Arabi Uniti e la Cina hanno investito massicciamente in questa tecnologia per aumentare le risorse idriche e gestire condizioni climatiche estreme. Tuttavia, il processo non è privo di controversie. Le sostanze chimiche utilizzate possono avere effetti collaterali sull’ambiente, come la contaminazione del suolo e delle acque, oltre che conseguenze sulla salute umana. Inoltre, le sue reali capacità di cambiare le condizioni atmosferiche sono limitate e la scienza non garantisce la stessa efficacia in ogni contesto.

Il cloud seeding e la crisi climatica

L’inseminazione delle nuvole rappresenta una forma di “geoingegneria leggera”, distinta da interventi più invasivi come il rilascio di particelle riflettenti per ridurre il riscaldamento globale. Sebbene possa fornire un sollievo temporaneo e localizzato, non è una soluzione definitiva alla crisi climatica. Per contrastare il cambiamento climatico occorrono azioni sistemiche e globali come la riduzione delle emissioni di gas serra, il passaggio a fonti di energia sostenibili e una gestione consapevole delle risorse naturali.

Cosa sappiamo oggi

Le ricerche sul cloud seeding sono ancora in corso, ma i risultati sono ambigui. Alcuni studi indicano un lieve aumento delle precipitazioni, mentre altri sottolineano che l’efficacia dipende fortemente dalle condizioni atmosferiche e dalla tipologia delle nuvole. Inoltre, la scienza non ha ancora chiarito se queste pratiche siano sostenibili e sicure nel lungo termine, rendendo cruciale un approccio prudente.


Torna alle notizie in home