L’INGRANDIMENTO
IL RITORNO DI SALVINI IN VERSIONE VIMINALE
Il primo amore non si scorda mai. Salvini non dimenticherà mai il Viminale. Non c’è dicastero per le Infrastrutture che tenga. Le parole, pronunciate nell’ultima conferenza stampa sui migranti, valgono più di mille parole. Il capo del Carroccio, fregandosene delle deleghe affidatogli dalla premier Meloni, irrompe sulla questione che tanto sta facendo discutere il Paese: “Le partenze sono morti annunciate. Attaccare chi rischia la vita in mare per salvarne altre è volgare”. Sembra quasi che dimentichi che al dicastero competente ci sia un tecnico indicato dal suo partito. Ecco perché qualche malpensante ha già ipotizzato: non è che il segretario, sentendo odore di tempesta a casa sua, voglia tornare all’incarico che gli ha consentito non solo di scalare le gerarchie tra i verdi, ma, nei fatti, essere il riferimento indiscusso quando viene utilizzata la parola immigrazione.
Piantedosi, quindi, non può dormire sogni tranquilli! Anzi! A pensare a un possibile rimpasto in esecutivo non solo ci sono quei big di Fratelli d’Italia rimasti fuori dal toto poltrone, ma c’è anche chi dovrebbe tutelare e difendere l’ex Prefetto di Roma. Chi frequenta la sede capitolina dei verdi, sa bene che i rapporti tra i due ex compagni di merenda, negli ultimi mesi, a parte le dichiarazioni di facciata, non sono poi così idilliaci. Piantedosi, a quelle latitudini, viene considerato uomo di Giorgetti e non del segretario.
La vita, d’altronde, insegna che il passato resta tale. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che quei due signori, che nel governo Conte lavoravano alla stessa scrivania, oggi si facciano la guerra. Non bisogna dimenticare che Salvini è stato costretto a rinunciare al Viminale, pur essendo stata sempre la sua unica priorità. Il tempo, però, scorre e le cose cambiano, soprattutto se chi doveva essere il salvatore della patria, alla fine, fallisce la missione. In quel caso, più di qualcuno, come probabilmente avverrà, dirà meglio il Matteo di prima che quello di oggi. Ecco perché Salvini potrebbe lasciare l’elmetto da cantiere, che non gli si addice tanto e tornare a indossare quei giubbini della guardia costiera con cui ha portato “la bestia” al massimo storico. Stiamo parlando ovviamente del successo delle europee del 2019, quando la forza fondata da Bossi prese il 40 per cento.
Piantedosi, quindi, non può dormire sogni tranquilli! Anzi! A pensare a un possibile rimpasto in esecutivo non solo ci sono quei big di Fratelli d’Italia rimasti fuori dal toto poltrone, ma c’è anche chi dovrebbe tutelare e difendere l’ex Prefetto di Roma. Chi frequenta la sede capitolina dei verdi, sa bene che i rapporti tra i due ex compagni di merenda, negli ultimi mesi, a parte le dichiarazioni di facciata, non sono poi così idilliaci. Piantedosi, a quelle latitudini, viene considerato uomo di Giorgetti e non del segretario.
La vita, d’altronde, insegna che il passato resta tale. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che quei due signori, che nel governo Conte lavoravano alla stessa scrivania, oggi si facciano la guerra. Non bisogna dimenticare che Salvini è stato costretto a rinunciare al Viminale, pur essendo stata sempre la sua unica priorità. Il tempo, però, scorre e le cose cambiano, soprattutto se chi doveva essere il salvatore della patria, alla fine, fallisce la missione. In quel caso, più di qualcuno, come probabilmente avverrà, dirà meglio il Matteo di prima che quello di oggi. Ecco perché Salvini potrebbe lasciare l’elmetto da cantiere, che non gli si addice tanto e tornare a indossare quei giubbini della guardia costiera con cui ha portato “la bestia” al massimo storico. Stiamo parlando ovviamente del successo delle europee del 2019, quando la forza fondata da Bossi prese il 40 per cento.
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