Editoriale

L’incidente del quirinale e l’ultima fiche di supermario

di Alessio Gallicola -

Sergio Mattarella e Mario Draghi ©imagoeconomica


Ci sono i 5Stelle allo sbando. C’è Conte che avanza sempre più ondivago. Ci sono le spinte di chi vuole lucrare sulla situazione andando al voto. E c’è l’ansia di perdere tutto di chi, invece, vuol conservare lo stato attuale. C’è la politica, insomma. Ma c’è anche, sotto traccia, un aspetto che in troppi mostrano di sottovalutare: l’astio personale. Che non riguarda solo Conte, da molti indicato come desideroso di far pagare a Draghi “l’affronto” della poltrona di Palazzo Chigi sottratta , ma anche lo stesso premier attuale e persino il presidente Mattarella.

Il coinvolgimento dell’inquilino del Colle è legato ai due fondamentali “incidenti” che tengono insieme i protagonisti della vicenda. Il primo è la “cacciata” di Conte nonostante la maggioranza al Senato; il secondo è la mancata nomination di Draghi per il Colle, che il premier pare non aver proprio digerito. Questi due episodi sono fondamentali per comprendere quanta importanza rivesta il sentimento personale in una partita che dovrebbe essere tutta politica. E allora è evidente che Mattarella da solo non può risolvere tutto, forse neanche con l’aiuto dei partiti volenterosi, dei mille sindaci, della comunità internazionale che continua a fare endorsement. No, alla roulette del governo l’ultima fiche è nelle mani di Supermario, che può giocarla vincente, mostrandosi davvero quell’Uomo di Stato che i partiti miopi dovrebbero pentirsi di non aver scelto per salire al Colle. O magari può lanciarla sul colore sbagliato, facendo prevalere l’astio, la stanchezza, la delusione, la scarsa empatia con un personale politico che non sente sintonizzato sulla sua lunghezza d’onda. E però allora mostrerebbe davvero la corda, dando ragione a chi, un anno fa, non ci aveva creduto: “Non è l’uomo adatto, è troppo preso da se stesso”. Non sappiamo come andrà a finire ma ancora una volta la partita è lì, saldamente nelle mani di Mario Draghi.


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