VISTO DA – L’Imperatrice 2, un’iconica Sissi di passione e ribellione
La seconda stagione de L’Imperatrice, disponibile su Netflix, consolida il suo posto come una delle migliori produzioni di period drama attualmente in circolazione. Creata da Katharina Eyssen, la serie si immerge nel tumultuoso mondo dell’Impero austro-ungarico, offrendo una narrazione che combina fedeltà storica e una forte componente emotiva. Questo nuovo capitolo si concentra su Elisabetta d’Austria (intepretata da Devrim Lingnau), presentandola non solo come una figura storica, ma come un’eroina moderna in lotta con un mondo che cerca di soffocare la sua identità. Rispetto alla prima stagione, che aveva fatto capolino su Netflix due anni fa, tutto sembra più stabile: non solo il racconto in sé, forse anche storicamente più accurato; ma anche i personaggi. Ne emergono figure più strutturate, più consapevoli e complessi. Elisabetta, ad esempio, non è solamente L’imperatrice, ma è una donna che rifiuta di piegarsi alle rigide convenzioni della corte asburgica. Devrim Lingnau offre un’interpretazione intensa, incarnando una giovane donna sospesa tra il dovere di un ruolo imposto e il desiderio di una vita autentica. La sua relazione con Francesco Giuseppe (Philip Froissant) si arricchisce di sfumature, alternando momenti di tenerezza a profonde fratture emotive. Ma a portare avanti il racconto oltre alla coppia reale ci sono forti personaggi secondari: in primis, sicuramente, la brillante figura dell’Arciduchessa Sofia (Melika Foroutan), che emerge come una figura sfaccettata e non riducibile a un semplice antagonista. L’Arciduca Maximilian (Johannes Nussbaum) si rivela una figura affascinante e imprevedibile, mentre Ludwig di Baviera, con le sue inclinazioni omosessuali precoci, porta un tocco di vulnerabilità e modernità. Una famiglia alle prese sì con crisi interne, ma anche esterne, come l’inizio delle rivolte italiane e la guerra (anche) contro Napoleone. E proprio in questo contesto che subentrano personaggi esterni alla corte e che, con mia grande sorpresa, sono tutti attori madrelingua! A Milano troviamo interpreti italiani, a Parigi interpreti francesi e così via, rendendo la serie (in lingua originale tedesca) più attinente che mai alla realtà. Ma a catturare gli occhi più di tutto sono i meravigliosi costumi, perfettamente adattati all’epoca e ai personaggi, riuscendo attraverso le stoffe e i modelli a catturare anche gli stati d’animo dei vari personaggi, passando dagli sfarzi della corte alle sue rigide regole. Per ultime, ma non meno importanti, a lasciare a bocca aperta sono le varie location: le riprese nei castelli storici, come Weißenstein, catturano la bellezza opulenta e dell’epoca. La regia utilizza gli spazi in modo narrativo: le scene in spazi aperti simboleggiano la tanto agongata libertà, con contrasto forte a quelle inquadrature claustrofobiche che riflettono l’oppressione di Elisabetta. Per chi cerca una serie storica (anche se di certo, non parliamo di un documentario) L’Imperatrice risponde pienamente al genere, ma non è solo questo: l’arricchimento romanzesco e psicologico la trasforma anche in uno dei migliori drama in costume degli ultimi anni.
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