LIBERALMENTE CORRETTO – La morte del libero mercato?
Indubbiamente il benessere diffuso dell’occidente si deve in grande misura al libero mercato. Oggi tuttavia la strada maestra sembra smarrita: la libertà dell’iniziativa economica incontra nuovi nemici, sempre più agguerriti, che non hanno appreso la lezione della storia. Le politiche dei nuovi nemici, i quali vestono ingannevoli panni liberal, ma al fondo sono socialcomunisti come quelli di ieri, ostacolano il libero mercato lungo due direttrici: a) vincoli alla proprietà privata; b) finanziarizzazione dell’economia.
a) Il libero mercato si instaura nella sua pienezza dinamica solo laddove la proprietà privata è diffusa e il capitale non è concentrato nelle mani di un’oligarchia intangibile. La proprietà privata è condizione essenziale dello sviluppo, sotto il profilo economico, ma anche sociale. La divisione del lavoro e il libero scambio di beni e servizi costituiscono il volano della ricchezza, giacché rendono possibile l’utilizzo economico delle risorse produttive. L’una e l’altro presuppongono la precisa delimitazione della sfera d’esclusivo dominio della persona sulle cose, posto che lo scambio può aver ad oggetto solo cose “proprie”, fra le quali si annovera anche il frutto (in quota parte) del lavoro diviso fra una molteplicità di soggetti. Insomma, entrambi i moltiplicatori della ricchezza postulano la proprietà privata e non è un caso che la sua soppressione ha sempre determinato immani catastrofi dovunque abbia avuto luogo. Ciò rende evidente che il mercato è tanto più libero e dinamico, quanto più numerosi sono i proprietari che vi possono accedere. E d’altronde la proprietà privata recinge il territorio off limits per le pretese regolatorie dell’autorità politica, cosicché difende lo spazio di libertà della persona. E se la libertà individuale è componente essenziale del benessere sociale, possiamo senz’altro concludere che la difesa apprestata dalla proprietà privata contro l’invadenza dello Stato è condizione dello sviluppo sociale, per ciò stesso che limita la “pianificazione” centralistica.
b) Assodati i benefici del libero mercato, è lecito chiedersi se il monopolio dei mezzi di pagamento sia ostativo. Se si possono scambiare liberamente beni e servizi, ma solo mediante le monete con l’effigie di Cesare, colui che conia le monete diventa il vero dominus, per atto d’imperio. Se poi le monete di Cesare diventano carta e non si possono convertire in oro, si è compiuto un altro passo indietro nella via della libertà. E se, successivamente, la moneta diventa mera espressione digitale non più nelle mani del titolare, bensì in quelle del soggetto “controllore”, la libertà esula del tutto. Ebbene siamo già pervenuti a questo punto e il paradosso è che tutto questo viene chiamato “liberismo”, magari con l’aggiunta dell’aggettivo “selvaggio”, a significare che i frutti estremi del libero mercato sarebbero avvelenati. Mai nome fu più inadeguato e fuorviante. Il monopolio coattivo della moneta avente corso legale è l’espressione del massimo dirigismo; la negazione più radicale e assoluta del libero mercato; la strada maestra per l’interventismo autoritario e le politiche di pianificazione centralizzata. Oggi il mondo di carta ha un valore nominale almeno otto volte superiore al mondo dei beni reali, grazie al primo derivato dal titolo di carta originario; e poi al secondo; e al terzo; fino all’infinito. Eliminata la convertibilità in oro, la carta e il segno digitale conservano il loro valore, rinviando il rischio di default al prenditore successivo, in una sorta di gigantesca catena di S. Antonio. Nel mondo di carta, il finanziere se la canta e se la suona da solo, per la semplice ragione che controlla i flussi di denaro e gestisce il “conteggio” della ricchezza prodotta dagli altri. Nulla di più lontano dal libero mercato, il quale postula la libera dinamica dell’offerta e della domanda dei beni; ma anche dei mezzi di pagamento; nonché la precisa distinzione dei ruoli tra l’impresa e la banca finanziatrice. L’Ue, che mortifica la proprietà privata dei beni immobili, imponendo sempre nuovi vincoli, che ha commissionato in esclusiva a un organo non politico, sottratto a qualsivoglia controllo, chiamato BCE, l’emissione della moneta, che adotta politiche di pianificazione similsovietica, è uno dei più agguerriti nemici, su scala mondiale, del libero mercato.
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