Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – Kafka in Campidiglio

di Michele Gelardi -


Nessuno meglio di Franz Kafka ha descritto i percorsi labirintici della macchina burocratica e le espressioni perverse e assurde del potere. Oggi si è fatto un altro passo avanti lungo il cammino dell’insensatezza kafkiana e l’Italia ha il privilegio di averlo compiuto prima di tutti gli altri. Nessuna amministrazione al mondo si era spinta fino al punto di rendere preferibile trasgredire, piuttosto che seguire la regola. La logica universale, per quanto assurdo possa essere il comando autoritario, impone di incentivare il comportamento conforme e disincentivare quello difforme. Ebbene, nella capitale d’Italia siamo giunti al punto più alto e insuperabile della perversione logica: il sindaco Gualtieri ha imposto ai bus turistici una tariffa giornaliera d’ingresso nella ZTL di euro 700, mentre l’ingresso non autorizzato comporta una sanzione di euro 80. La regola introdotta dal Sindaco, nella veste di “Commissario straordinario di Governo per il Giubileo”, è chiaramente inconsulta e controproducente; ma non alla maniera fin qui conosciuta, bensì a un livello eccelso e impareggiabile, per significare il quale non è sufficiente nemmeno ricorrere alla favola dello scorpione e della rana. Come lo scorpione non può fare a meno di mordere la rana, che lo sta traghettando sull’altra sponda del fiume, e annega insieme alla rana uccisa; così la macchina burocratica, assetata di tributi fiscali, non esita a gravare sul contribuente, oltre il livello di sopportazione, superato il quale il gettito diminuisce. L’immagine ben si addice al fisco italiano, che misconosce la curva di Laffer; ma qui, grazie a Gualtieri, siamo oltre: siamo allo scorpione che uccide la rana prim’ancora di entrare in acqua. Siamo al disinteresse per le ragioni dell’amministrato; ma anche al disinteresse per le ragioni dell’amministratore. Lo scorpione è indifferente a tutto; non si pone nemmeno il problema di raggiungere la riva. Si è pervenuti a questo prodigio grazie alla sempiterna “emergenza”. Il pretesto emergenziale, come sanno bene gli italiani, è invocato per giustificare le peggiori nefandezze a danno dei cittadini. Si chiedono “sacrifici”, ma questi, ancorché gravosi, sono sopportabili, per il fatto stesso che afferiscono alla categoria del “sacro”, come dice la parola stessa. In primo luogo, sono necessari; in secondo luogo, proporzionati; e poi sono ampiamente compensati da un “bene superiore”; di volta in volta, la salute, la sicurezza, il clima, la salubrità dell’aria etc.. Se poi il sacrificio, già “sacro” di suo, si lega pure alla sacralità dell’emergenza, il gioco è fatto; siamo per ciò stesso pervenuti all’apogeo giustificativo. L’emergenza sacra è il massimo del massimo, sicché il Giubileo del 2025 è l’occasione migliore per il morso dello scorpione. Gualtieri dunque ha fatto diventare il Giubileo un’emergenza e con ciò ha preteso giustificare l’aumento del 300% della tariffa del permesso d’ingresso nella ZTL per i bus turistici. Ovviamente, nel mercato dei beni e servizi, nessun costo ha avuto un’impennata simile e nessun prezzo è aumentato in questa proporzione, ma nel mondo della burocrazia kafkiana non vige alcun vincolo per ciò che viene chiamata “tariffa” e meglio sarebbe chiamare “pizzo”; nemmeno il vincolo logico della motivazione. L’ampollosa premessa dell’ordinanza commissariale di Gualtieri lega l’aumento delle tariffe all’indefinito ”attrezzaggio civile e tecnologico di aree di lunga sosta”, nel quadro del “rafforzamento della mobilità su tutto il territorio della Città di Roma”. E non può mancare ovviamente l’onnipresente “prevenzione”, posto che l’esosa tariffa si giustifica per “prevenire l’insorgere di criticità che potrebbero intervenire nella gestione della circolazione veicolare”. Rimane da chiedersi perché pellegrini e turisti dovrebbero pagare “attrezzaggio”, “rafforzamento” e “prevenzione”, che competerebbero all’ordinaria amministrazione del Comune di Roma. E come mai non sia stata prevista “preventivamente” la necessità della prevenzione per un fatto ciclico, che si ripete ogni 25 anni. E fu così che il sagace e pugnace condottiero, in guerra contro l’emergenza prevista da 25 anni, diede ai “condotti” l’ordine perentorio di disobbedirgli.


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