LIBERALMENTE CORRETTO – Il pensiero di un conservatore proiettato verso il futuro
È stato presentato a Palermo un libro elaborato dall’intelligenza artificiale, che raccoglie il distillato – ordinato per parole chiave – dell’opera omnia di Tommaso Romano, pensatore e scrittore poliedrico, cimentatosi, nell’arco di mezzo secolo, con le numerose espressioni del sapere umano e le varie declinazioni della letteratura: dalla saggistica, alla poetica, alla filosofia politica, all’estetica, alla lirica etc.. Probabilmente si tratta della prima opera letteraria dovuta all’intelligenza artificiale, interamente basata sulla collazione degli scritti d’autore, redatta dalle tre applicazioni Chat Gpt, Gemini, Grock, in risposta alle domande formulate da Antonino Sala, in collaborazione col medesimo Romano. Ne è venuto fuori il “Glossario Unificato del Mosaicosmo di Tommaso Romano secondo l’intelligenza artificiale” (edizioni Ex Libris), che ci introduce a un universo concettuale e ideale, sospeso tra il finito e l’infinito. La dimensione trascendente dell’uomo emerge da ogni lemma, da ogni frammento dell’ordito testuale, significante una delle innumerevoli tessere dell’immenso mosaico del “creato” nel quale l’uomo è chiamato dall’”increato” a vivere la propria esistenza. In questo “mosaicosmo” ogni tessera, anche la più insignificante, anche l’oggetto inanimato, ha senso, in quanto espressione finita e tangibile dell’infinito e intangibile. L’uomo trova il suo posto nel mosaicosmo, in quanto capace di stabilire, con la sua parola e il suo pensiero, un ponte tra il finito e l’infinito. Beninteso, tradisce il suo destino, la sua stessa “semenza” di “tessera” del mosaico, se restringe la sua vita entro gli angusti confini dell’hic et nunc. Per questa ragione, l’autore diffida del modernismo, che vuole tagliare i legami con le nostre radici culturali e per ciò stesso rimpicciolisce il nostro presente. Il costrutto teorico del mosaicosmo suscita parecchi interrogativi, a cominciare dal seguente: se, portato alle sue conseguenze estreme, non debba infine sfociare, inevitabilmente, nell’animismo-panteismo-immanentismo. Probabilmente la risposta ci viene più che dalla sistematica teorica, dalle fulminanti intuizioni poetiche e dalle suggestioni estetiche. Per esempio, nella visione di Tommaso Romano, un posto di grande rilievo occupa il collezionismo, inteso come “un modo di preservare e celebrare la cultura e la storia”. Il suo collezionismo è il culto non già della cosa, bensì del soffio vitale dell’uomo ravvisabile dentro la cosa. Siamo ben lontani dall’animismo, poiché, se la cosa facente parte della collezione ha un’anima, questa è l’anima dell’uomo che l’ha fatta; al contempo, l’homo faber è anche homo sapiens, persona unica e irripetibile; la sola tessera del mosaicosmo che sa cogliere l’interezza e aspira all’infinito. Sotto questo profilo, l’uomo è al centro del mosaico; non è una delle tante tessere, poste sullo stesso piano, espressioni variegate di un cosmo panteistico; è l’unica vera immagine di Dio, perché riesce a immaginare sé stesso dentro l’infinito. E d’altronde le dimensioni spazio-temporali del cosmo fisico non contengono l’interezza del mosaicosmo, che si compone anche di una dimensione spirituale e trascendente, la quale proietta l’uomo verso l’ignoto e l’inconoscibile. Sotto questo profilo, l’umanista Romano è anche futurista, giacché legge la proiezione verso il futuro come parte integrante dell’essere trascendente dell’uomo. Al contempo, nella filosofia politica dell’autore, la “tradizione” ha grande importanza, perché “genera arte e cultura nuova, non si limita a conservare”. Potrebbe sembrare sorprendente che il “tradizionalista” Romano si cimenti con la modernissima intelligenza artificiale. Ma, in verità, non è affatto sorprendente. La storia, vista dall’autore, non procede per tappe lineari, ma per gradi e sviluppi circolari o ellittici, i “corsi e ricorsi” di Giambattista Vico, cosicché il moderno si innesta nell’antico e viceversa. Anzi la sapienza antica, che è giunta fino a noi per traditio, ci insegna a non aver paura dell’ignoto e riporre fiducia nella capacità dell’uomo di dominare la tecnica, cosicché la sede migliore per celebrare il matrimonio dell’intelligenza artificiale con la sapienza umana – forse – è proprio la scuola del conservatorismo politico, alla quale Tommaso Romano ha dato e continua a dare il suo grande e appassionato contributo.
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