Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – Banca d’Italia, i poteri al di sopra dello Stato

di Michele Gelardi -


Il governatore della banca d’Italia è sovranista. Ma solo leggermente, come l’acqua minerale. Ė ora che le multinazionali si subordino alle autorità nazionali e paghino le tasse come tutti gli altri – ha tuonato di recente. E come dargli torto? Sarebbe come contraddire l’oracolo Celentano, che centellina le sue ovvietà tra una pausa e l’altra. La questione tuttavia è molto più complessa e non attiene solo all’ambito fiscale. Ovviamente, non si può chiedere al governatore una lectio magistralis su tutti gli aspetti, sia evidenti sia latenti, della possibile contrapposizione tra Stato nazionale e sovrastato internazionale, della quale il pagamento dei tributi fiscali è solo un tassello, e non il più significativo. L’impossibile lezione accademica dovrebbe avere inizio con le seguenti chiarificazioni: a) la banca d’Italia rappresenta, essa stessa, un frammento di sovrastato; b) l’espressione “multinazionale” è tendenzialmente fuorviante; c) la vera linea di discrimine corre tra poteri sottoposti e sfuggenti al controllo popolare. a) La banca d’Italia ha perso il suo potere di emissione della moneta, per entrare in quota parte nella proprietà e nella governance di BCE. Questa rappresenta l’espressione più cristallina del sovrastato politicamente irresponsabile e sottratto al controllo del popolo e degli organi elettivi. Esercita un potere pubblico rilevantissimo in regime di monopolio giuridico, ossia coattivo, giacché emette l’unica moneta avente corso legale in Europa; ma, essendo composta dalle banche centrali, a loro volta composte da banche private, ha una forma istituzionale similprivatistica, che la “immunizza” da qualsivoglia controllo popolare o vigilanza politica e perfino dalla moral suasion delle autorità nazionali ed europee, ex art. 130 TFUE. Orbene, difficilmente chi è parte del problema può indicare la strada per risolverlo. b) Se con il termine “multinazionale” si designa l’impresa che produce beni o servizi, non si coglie il nocciolo della questione. La dimensione e la composizione dell’apparato gestionale sono rilevanti solo in ragione della possibile evasione o “elusione” fiscale, in quanto la “multinazionalità” può rendere più disagevole la premessa necessaria del tributo, ossia l’accertamento dell’imponibile; ma non sono rilevanti in sé e per sé, in relazione alla sovranità democratica, del popolo e delle autorità nazionali elettive. La vera questione sorge se e quando la multinazionale non fa impresa, ma si immette nei meandri oscuri del potere politico, condizionandone i programmi e distorcendone i fini. Per far questo, sono necessari due passaggi. Primo: l’attività di impresa in senso proprio, ossia la produzione di beni e servizi, passa in secondo piano rispetto all’attività finanziaria, in origine strumentale e successivamente finalistica. Secondo: il capitale finanziario, nel quale evapora l’impresa, si veste da benefattore dell’umanità e crea “agenzie” di pubblica utilità, sotto forma di Fondazioni, ONG e consorzi di vario genere, senza scopo di lucro. Da qui il cortocircuito giuridico e istituzionale, che sfocia infine nelle disfunzionalità lamentate dal governatore della Banca d’Italia. c) Gli intrecci di potere occulto si reggono sulla simulazione del disinteresse. I “comitati d’affari”, dissimulati dietro le quinte, si danno la parvenza esterna di enti morali. Possono condizionare il potere politico, democraticamente eletto, solo in quanto perseguono il “bene pubblico” e non già quello di parte; al contempo, possono sovrastarlo, sia perché gli Stati si indebitano e le triple A o B sono gestite dalle agenzie di rating controllate dai medesimi comitati, sia perché cotali benefattori, per il tramite delle loro appendici senza scopo di lucro, siedono negli organi che danno direttive vincolanti agli Stati (OCSE, WTO, OMS, IPCC). In ultima analisi, non è il caso di dolersi tanto delle multinazionali che perseguono il loro profitto, quanto delle loro appendici disinteressate che perseguono il nostro bene, sfuggono a tutti i controlli politici ed elettorali e non si subordinano all’ordinamento dello Stato.


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