LIBERALMENTE CORRETTO – Gli inflessibili parametri del Patto di Stabilità
Gli inflessibili parametri del Patto di Stabilità talvolta diventano flessibili. Dipende dal caso. E il caso a sua volta dipende dagli interessi politici franco-tedeschi, ravvisati dai rispettivi governi e assunti come propri dalla Commissione dell’Ue. È superfluo sottolineare che il medesimo riguardo non è usato per i Paesi del Mediterraneo. Basta pensare all’inflessibile troika, che ridusse alla fame il popolo greco; oppure ai “compiti a casa”, imposti dai Paesi “virtuosi”, alla recalcitrante Italia. Ma oggi non è il caso di dividersi su questioni di dettaglio, dal momento che Annibale bussa alle porte. Ne va della sopravvivenza del popolo europeo. Primum vivere deinde philosophari. È necessario assicurare a ciascuno la possibilità di “esistenza in vita” per almeno 72 ore. Che ben venga dunque il kit di sopravvivenza, al quale sacrificare gli inflessibili parametri del Fiscal Compact!! D’altronde qualche “flessione” si era già verificata, in relazione ai bilanci dello Stato francese; nonché alla spesa pubblica tedesca, dai cui conteggi sono stati espunti, per un lungo periodo, i bilanci dei Länder. E allora perché non insistere sulla strada della flessibilità nell’”ora più buia”? Incoraggiati dalla Von der Leyen, osiamo suggerire maggiore flessibilità anche sul kit di sopravvivenza. Ai palermitani (e solo a loro) sia concesso un kit particolarmente “inclusivo”; che includa cioè la pasta con le sarde. Siamo certi che la suggerita “inclusione” renderà più felice la loro sopravvivenza nelle 72 ore previste.
Ma ora che il vento spira in direzione della flessibilità, possiamo tornare sulle considerazioni del compianto Giuseppe Guarino? L’illustre giurista fece osservare che codesti parametri, introdotti con Regolamenti nn. 1466/97 e 1175/2011 violano le norme dei Trattati. E poiché, nella gerarchia delle fonti, il Trattato occupa il posto apicale, superiore a quello del Regolamento, la deroga è illegittima, come quella della legge nazionale ai principi costituzionali. Guarino osserva inoltre che al danno si somma la beffa: il mitico pareggio di bilancio, assunto come parametro rigido (in virtù di quei regolamenti) non consente politiche di sviluppo; pertanto, non solo è giuridicamente invalido, ma anche economicamente controproducente. Non è un caso che, dal 1950 al 1990 la Germania, la Francia e l’Italia, locomotive d’Europa, detennero il primato mondiale della crescita economica (mediamente 4%), per precipitare poi verso il basso (in testa l’Italia), soprattutto a partire dal 1999 fino ad oggi. Insomma, i Trattati fondativi dell’Europa sono stati “traditi” da regolamenti fintamente “attuativi”, i quali in realtà ne hanno stravolto l’impianto, in una logica di crescente rigidità (valida per gli uni, meno valida per gli altri). Nella fase della convergenza (1990-99), i parametri di Maastricht mantenevano una residuale elasticità, poiché erano riferiti allo scostamento massimo tollerabile (nel tasso di inflazione e di interesse dei titoli pubblici), rispetto ai Paesi più virtuosi; non variava il numero percentuale, ma ovviamente variava la perfomance virtuosa, rispetto alla quale doveva essere calcolato, cosicché le condizioni di mercato si riflettevano sui reali flussi di spesa. Al contrario, il nuovo criterio del pareggio di bilancio, introdotto dai regolamenti “attuativi”, non consente alcuna flessibilità; è del tutto immobile e cieco.
Tuttavia, poiché Annibale è alle porte, lo Stato nazionale, impiccato alla corda del “pareggio” per tutte le voci di bilancio, avrà le mani libere per l’acquisto di armi e per i kit di sopravvivenza. La spesa pubblica per il riarmo non sarà conteggiata ai fini della verifica di stabilità. Ma ovviamente, conteggiata o meno a quei fini, la spesa suppletiva ci sarà; e gli operatori economici la metteranno in conto, ai fini della verifica di affidabilità dei titoli di debito pubblico. Sapranno valutare se lo Stato potrà onorare i propri debiti, essendo appesantito da spese ulteriori, fittiziamente non conteggiate, ma reali. Ne risentirà certamente il rating dei titoli di Stato e crescerà la spesa per gli interessi. Ne soffrirà lo Stato nazionale, mentre il pachiderma europeo sarà ringraziato per la sua magnanimità: per aver concesso infine che l’inflessibile divenisse flessibile.
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