Legge Morandi, Mattarella promulga ma avverte: “Discriminazioni per i figli di conviventi”
La Legge Morandi – per il riconoscimento di benefici in favore delle vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale – è stata promulgata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Eppure, manca qualcosa. E così il Capo dello Stato ha accompagnato il suo assenso con una lettera indirizzata alla Camera, al Senato e alla premier Giorgia Meloni in cui mette in risalto una serie di rilievi e in cui richiede interventi integrativi e correttivi al fine di assicurare la piena coerenza con la Costituzione. Secondo Mattarella la Legge Morandi – approvata dal Senato nel novembre 2024 e dalla Camera il 20 marzo scorso – è discriminatoria, sia nei confronti delle vittime di “diversa natura” (e cioè diverse tipologie di crolli, non solo stradali), sia nei confronti dei figli delle coppie non sposate o unite civilmente. Mattarella sottolinea come “suscita in primo luogo riserve la limitazione dei benefici previsti alla sola ipotesi di vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale”. La categoria “di rilievo nazionale” risulta ambigua, e l’esclusione di altre vittime da cedimenti strutturali – come quelli avvenuti in scuole o ospedali – “contrasta con il principio di eguaglianza di cui all’articolo 3 della Costituzione”. Il Presidente poi, pone l’accento anche sulla possibile discriminazione nei confronti dei figli di vittime non coniugate: “Il testo va necessariamente interpretato nel senso che beneficiari dell’elargizione devono intendersi tutti i figli di ciascuna vittima, ivi inclusi quelli da rapporti di convivenza o di unioni civili”. Criticata anche la collocazione “al terzo posto” della persona convivente o unita civilmente tra i beneficiari, ritenuta “discriminatoria” e non in linea con la giurisprudenza costituzionale che ha sancito il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto e delle unioni civili. Il Capo dello Stato conclude, infine, chiedendo di “valutare interventi integrativi e correttivi”, anche per evitare che la delega a norme secondarie su eventi e beneficiari possa violare il principio di legalità e l’equilibrio tra discrezionalità amministrativa e tutela dei diritti.
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