Attualità

Lea è morta dopo tre giorni, chi la investì era ubriaco

di Angelo Vitale -


Si chiamava Lea, aveva 10 anni, è morta dopo tre giorni di coma nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Bortolo di Vicenza a causa delle gravi ferite riportate dopo essere stata investita domenica scorsa con il padre e un fratellino sul marciapiede a Creazzo, una città della pianura vicentina. L’investitore, un 50enne del posto, si era messo ubriaco alla guida del suo suv, come ha stabilito l’alcoltest, finendo per lasciare la carreggiata e travolgere Lea e i suoi familiari (il padre era rimasto illeso, il fratellino aveva riportato solo leggere ferite). Le condizioni di Lea erano apparse subito disperate, vana la corsa disperata in ospedale.

Inizialmente indagato per lesioni personali stradali gravi, il conducente dell’automezzo lo è ora per omicidio stradale. Reati con i quali abbiamo cominciato tutti ad avere dimestichezza da 8 anni, dopo il loro varo (definito dopo un iter parlamentare tormentato come sempre da forti coloriture mediatiche), al confronto con una realtà quotidiana che è, su questo tema, una lunga sequenza di gravissimi episodi, nonostante l’inasprimento delle norme prodotto dalla riforma del Codice della Strada.

Con una parte dell’opinione pubblica e dei media che ancora cavalcano ogni volta una rivolta contro le regole in nome della tutela dei diritti e della privacy, fosse pure quella smascherata quando l’alcoltest rivela l’irresponsabilità di giovani e adulti che se ne fregano della sicurezza stradale, mettendo così a grave rischio la vita delle persone. Come quella di Lea, investita su un marciapiede in Veneto.


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