Giustizia

Le toghe rosse adesso vogliono pure mettere il bavaglio alla stampa

di Rita Cavallaro -


La lesa maestà, lo scontro con il governo e il bavaglio alla libera stampa. Se questa non è politica, le toghe rosse dovrebbero quantomeno aprire uno Zanichelli, che probabilmente è poco impegnativo rispetto all’approfondimento del concetto ciceroniano di res publica nella sua duplice dimensione giusfilosofica e filosofico-politica. E forse anche il richiamo a quella civiltà che ha consegnato al mondo il diritto romano, oggi che il diritto è un privilegio per le minoranze e non per il popolo, è fuori tempo. Quello che è certo è che il manifesto elaborato dall’Associazione nazionale magistrati fa cadere la toga nera dell’imparzialità dietro alla quale, da Mani Pulite ad oggi, il braccio giudiziario della sinistra ha nascosto la toga rossa. Di fronte all’azione dell’Esecutivo di Giorgia Meloni, la premier che non può essere eliminata a colpi di inchieste giudiziarie visto che non ne ha, le correnti di sinistra, con Magistratura Democratica in prima linea, stanno giocando la vera partita, quella per tentare di fermare la riforma Nordio, che rivoluziona il Csm, levando alle toghe rosse il potere delle nomine, e introduce la separazione delle carriere, il sogno di Silvio Berlusconi che, guarda caso, è stato l’uomo più perseguitato dalla giustizia italiana. E siccome hanno il coltello dalla parte del manico, come ha detto senza remore la presidente di Md Silvia Albano, lo hanno usato per boicottare il modello Albania, bocciando tutti i trattenimenti dei migranti nel centro di Gjader, appigliandosi a una sentenza della Corte di giustizia europea (mal interpretata secondo diversi giuristi) in virtù del fatto che il diritto europeo sarebbe preminente a quello italiano. Ovviamente si tratta di una preminenza di comodo, visto che non siamo negli Stati Uniti dove le sentenze fanno giurisprudenza, ma siamo in Italia dove perfino in Cassazione vengono pronunciati verdetti in contrasto l’uno con l’altro. Senza contare che, sempre in base alle dichiarazioni della Albano, la quale non nasconde come nelle decisioni sia inevitabile che i togati vengono mossi anche dalle proprie convinzioni; poche settimane fa un giudice italiano ha dato ragione a un no green pass, in evidente contrasto alle pronunce della Corte europea, che aveva dichiarato legittimo il certificato di vaccinazione per il Covid-19. Insomma, mentre si attende che i giudici europei sciolgano il nodo sui Paesi sicuri che ha scatenato il braccio di ferro governo-magistratura, le toghe rosse alzano le barricate per il clima avvelenato alimentato dai provvedimenti dei magistrati pro migranti. E lanciano l’offensiva contro politici e giornalisti, rei, i primi, di criticare quelle ordinanze che sanno tanto di attivismo politico, e i secondi di pubblicare scoop. Il Comitato direttivo centrale dell’Anm, infatti, ha approvato all’unanimità una delibera con la quale “ritiene, per la gravità del momento, di dover assumere adeguate iniziative e pertanto invita ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell’ordine giurisdizionale”. Dunque, vietato criticare. E per la stampa la censura, naturalmente democratica e antifascista. Perché “a questi attacchi sono seguite operazioni di indebita ricostruzione della vita privata dei magistrati” e “sono state selezionate e rese pubbliche scelte personali ritenute correlate ai provvedimenti adottati”. Le toghe parlano di “linciaggio mediatico cui un certo giornalismo si è prestato e ha colpito i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l’etica giornalistica”. E qui il riferimento sotteso è allo scoop sulla mail del giudice della Cassazione Marco Patarnello, che ha definito Meloni più pericolosa di Berlusconi perché non si muove per un salvacondotto ma per una visione politica che può minare la giurisdizione. È allo screenshot della toga dell’Immigrazione Antonella Marrone, secondo la quale la premier ha un “vocione rabbioso”. E alla stessa Albano, la numero uno di Md, che fa donazioni alle Ong del Mediterraneo e aveva bocciato il modello Albania prima ancora che prendesse il via. Si capisce, questi sono gli attacchi personali, non notizie da dare al popolino.


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