Le società della Santanchè nel mirino delle indagini
Premesso che, secondo l’articolo 27 della Costituzione italiana, “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”, non si può però non ricordare anche l’articolo 54 che declama: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Ed i ministri giurano pronunciando la seguente formula: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione.”
Quindi, quando vengono messe in dubbio dalla magistratura, l’osservazione delle leggi e l’esclusivo interesse della Nazione, ci si aspetterebbe un passo indietro da parte di chiunque rivesta una funzione pubblica. Soprattutto se un Ministro viene indagato o imputato per gravi reati, inclusa una presunta truffa ai danni dello Stato, indipendentemente dall’innocenza o colpevolezza che verrà poi sancita dai tre gradi di Giudizio, le dimissioni immediate dovrebbero essere la prassi consolidata.
Se poi le imputazioni e le indagini si moltiplicano, la perdita di credibilità che va a riflettersi su tutto il Governo è indubbia.
Diventa persino superfluo dire a chi ci si sta riferendo, dato che i giornali e le trasmissioni televisive ci hanno proposto per giorni e giorni i il primo piano del Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, rinviata a giudizio per falso in bilancio, imputata per truffa aggravata nei confronti dell’Inps ed indagata per bancarotta nel fallimento della società Ki Group.
Accanimento delle Procure o gestioni aziendali spregiudicate da parte di chi per anni e anni è stata socia e/o presidente di un numero impressionante di aziende, con al fianco ex compagni, fidanzati e famigliari?
Districarsi fra queste “scatole cinesi” non è semplice, a partire dalla vicenda che vede coinvolta un’azienda che produceva miliardi di fatturato, nata negli anni 70 a Torino, la Ki Group, società di distribuzione di prodotti biologici.
Nel 2006 la società passa alla Bioera, holding della famiglia Burani, travolta nel 2011 da un crac finanziario. Si fa avanti una cordata di imprenditori, fra i quali la Santanchè ed il suo compagno di quei tempi, Canio Mazzaro.
Nei nove anni successivi, come indennità per le cariche sociali che ricoprivano, verranno incassati da Mazzaro 7 milioni di euro, dalla Santanchè 2,5 milioni.
Inoltre la Bioera effettuerà anche un finanziamento di 1,35 milioni a favore delle altre aziende della ministra, il gruppo Visibilia, già in cattive acque più di 10 anni fa.
La Ki Group accumula debiti – verso i dipendenti, gli agenti, i fornitori, il fisco – per 9 milioni di euro e si susseguono bilanci in perdita.
A Gennaio 2024 viene dichiarata fallita, a Dicembre segue la liquidazione giudiziale anche della Bioera.
Indipendentemente dalla dimostrazione o meno dell’accusa di bancarotta fraudolenta nei confronti della Santanchè, i bilanci societari evidenziano che a fronte di agenti che hanno visto riconosciute solo in minima parte le loro spettanze, dipendenti che hanno atteso anni le loro retribuzioni e il TFR, piccoli fornitori che non vedranno probabilmente mai saldate le loro fatture, a favore della Santanchè, delle sue altre aziende e del compagno, sono finiti quasi 11 milioni di euro.
Le altre indagini che hanno coinvolto la Santanchè riguardano il gruppo di aziende nel settore dell’editoria e della raccolta di spazi pubblicitari, denominate Visibilia.
Aziende che già nel 2011 avevano un’ esposizione verso le banche di quasi una quindicina di milioni.
Secondo la Procura di Milano, dal 2014 i bilanci venivano falsificati aumentando fittiziamente i ricavi per occultare le perdite. Federico Celoria, responsabile finanziario di Visibilia, che nel procedimento ha scelto il patteggiamento, ha testimoniato di aver evidenziato la situazione contabile irregolare alla Santanchè e che quest’ultima gli vietò di apportare correttivi.
Anche l’accusa per truffa ai danni dell’Inps riguarda le società Visibilia: dipendenti hanno denunciato che durante il Covid avevano continuato a lavorare regolarmente, scoprendo poi che i loro stipendi erano stati pagati dall’Inps, dato che la società aveva fatto ricorso alla Cassa Integrazione, stanziata in quel periodo di pandemia.
Ed intorno a tutte le società in difficoltà della Santanché, dell’ex compagno e del fidanzato attuale, Dimitri Kunz, ha gravitato il misterioso fondo Negma di Dubai, che in cambio di prestiti ricevette obbligazioni convertibili in azioni, titoli che poi vennero immessi sul mercato facendo quasi azzerare il valore delle società. Anche questa vicenda è finita nel mirino della Guardia di Finanza.
Come piccole “chicche” di contorno, lo scorso luglio è stato condannato a due anni e mezzo Canio Mazzaro, per sottrazione fraudolenta. Aveva venduto uno yacht ad una delle società della ex compagna, per sottrarlo al fisco dopo aver ricevuto un accertamento di suoi debiti verso Agenzia delle Entrate.
Ed anche Dimitri Kunz non si fa mancare nulla: la Guardia di Finanza sta indagando sulla compravendita della villa di Forte dei Marmi che fu del sociologo Alberoni, acquistata da Kunz, unitamente alla moglie di Ignazio La Russa, e rivenduta nel giro di un’ora con una plusvalenza di un milione di euro.
I meme di “Open to Meraviglia” con i selfie della Venere di Botticelli davanti alle carceri italiane, spopolano sui social.
Non esattamente l’immagine del nostro paese da voler veicolare nel mondo.
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