PRIMA PAGINA-Le radici antiche dietro l’industria del Made in Italy. Intervista ad Anna Maria Fallucchi
Vivere il presente guardando al futuro, ma senza trascurare l’importanza di avere lo sguardo puntato anche sul nostro passato, sulle nostre radici. È da questa considerazione che nasce il provvedimento sugli abiti storici della senatrice Anna Maria Fallucchi che è stato approvato la scorsa settimana in Senato e che attende il via libera di Palazzo Montecitorio per diventare legge. La parlamentare “orgogliosamente” pugliese di Fratelli d’Italia ci spiega, in un’intervista, la sua iniziativa.
Senatrice, perché si è impegnata per una legge sulla promozione degli abiti storici?
“Innanzitutto, perché ritengo che la valorizzazione delle nostre tradizioni sia un aspetto indispensabile per promuovere e tramandare la nostra cultura. Per comprendere bene dove si vuole andare non si può non tenere conto da dove si parte. In secondo luogo, perché provengo orgogliosamente da San Nicandro Garganico, un piccolo centro in provincia di Foggia dove ancora resistono professioni, usi e costumi del passato che in alcuni casi, al di là dell’interesse storico e culturale, alimentano anche l’economia. Penso alle botteghe che tengono in vita l’artigianato, ma anche agli eventi commemorativi di festività e ricorrenze che richiamano le nostre radici. Dietro a queste realtà c’è un indotto che va sostenuto. Credo sia un valore aggiunto sotto tutti i punti di vista. Infine, perché in Italia abbiamo una giornata Nazionale dedicata agli abiti storici che cade l’11 Novembre. C’è quindi già un’attenzione rispetto a questa espressione della nostra cultura che, con la mia iniziativa, ho inteso esaltare ulteriormente. Sarebbe bello che la Camera approvasse definitivamente il provvedimento proprio entra questa data”.
C’è la pausa estiva di mezzo e poi si inizierà a lavorare alla Manovra……
“È vero, ma ce la si può fare. Anche perché a Palazzo Madama è stato fatto un lavoro veramente ottimo, con la partecipazione di tutti i gruppi. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare tutti i colleghi che con uno spirito di leale collaborazione hanno contribuito ad arricchire e migliorare il testo base. Si è percepito che il tema era molto sentito e condiviso, come ha dimostrato un confronto proficuo che si è svolto in un clima assolutamente costruttivo. Mi auguro che alla Camera ci siano lo stesso spirito e la medesima condivisione”.
È ancora così avvertita l’esigenza di promuovere le specificità delle singole realtà locali?
“Più di quanto si possa immaginare. C’è la diffusa percezione, che personalmente condivido totalmente, che per guardare in modo proficuo al futuro occorra tenere ben presente il nostro passato, la nostra storia, esaltandone le eccellenze. Quando parliamo di Made in Italy ci riferiamo per lo più a prodotti con radici antiche che nel tempo si sono innovati, di pari passo con le singole filiere produttive, ma che comunque provengono da tempi lontani. O, ancora, pensi al Pnrr, il più grosso piano di investimenti che l’Europa abbia mai visto, che anche grazie allo straordinario lavoro del ministro Fitto vede i territori a tutti i livelli istituzionali destinatari di risorse ingenti, i veri protagonisti dello sviluppo e della crescita che si vuole imprimere all’intera Nazione. È una dinamica che fa parte della nostra storia, nella quale le peculiarità delle varie aree geografiche e le vocazioni dei singoli territori, anche laddove hanno prodotto dei divari, hanno comunque sempre rappresentato un valore aggiunto in un più ampio contesto di sistema-paese. Oggi siamo impegnati per ridurre l’odioso gap economico e sociale tra nord e sud, che purtroppo ancora c’è, e una delle strade da percorrere per raggiungere questo obiettivo è esaltare e promuovere le specificità territoriali. Anche attraverso la promozione delle tradizioni”.
In un mondo sempre più ‘veloce’, crede che questa sua iniziativa sarà apprezzata anche dalle giovani generazioni?
“Incentivare le nuove generazioni a custodire e tramandare la propria storia, le proprie radici, è un obiettivo primario, tanto più in un contesto sempre più dinamico e globalizzato. Per guardare in modo proficuo al domani bisogna avere contezza di ciò che è stato ieri. Tutti i traguardi presuppongono un punto di partenza, anzi, si può decidere dove si vuole arrivare, ma non da dove partire. E per andare più lontano possibile non c’è modo migliore che avere consapevolezza dei punti di forza sui quali puntare, a partire da ciò che tradizionalmente rappresenta un valore, storico, sociale ed economico”.
Torna alle notizie in home