Attualità

Le mafie a Trento riciclano il denaro negli hotel in crisi

di Ivano Tolettini -


Dopo le cave di porfido in Val di Cembra è il turno degli alberghi in crisi a finire nel mirino delle mafie in Trentino Aldo Adige. A spiegarlo al Parlamento, in Commissione antimafia, è il Procuratore capo di Trento, Renzo Raimondi, che lancia un pericolo riciclaggio da parte della criminalità organizzata che si è fatta imprenditoria di alto profilo e che tramite operazioni finanziarie mira a lavare il denaro sporco, magari proveniente dal narcotraffico, in attività lecite rilevate ad esempio attraverso le aste del tribunale. Come gli hotel in difficoltà le cui società sono fallite o sono finite in concordato preventivo, e che pertanto sono acquisite a prezzi di saldo rappresentando un’opportunità anche per la malavita. Oltre che per l’imprenditoria seria.

“C’era un settore nel Trentino, quello degli alberghi – sottolinea il Pm antimafia Raimondi durante l’audizione alla Camera – dove abbiamo visto che c’erano delle attenzioni su un centinaio di alberghi in difficoltà da parte di soggetti che non ci convincevano. Se vedi che un fondo di Singapore acquista due alberghi a Cavalese, pensi che uno di Singapore neanche sappia dove è Cavalese”. Tanto più che le operazioni di acquisto avevano come sottostante i crediti deteriorati, i cosiddetti no performing loans, che avevano innescato la grande crisi economica del 2008. In considerazione di queste acquisizioni sospette, aggiunge il magistrato, “ho fatto creare alla Provincia una task force che lavora con il mio centro intercettazioni e una società che si chiama Trentino Digitale, dove abbiamo un sistema di software che si chiama Qlik sense, che consente di avere dati dalle banche, dalle aste giudiziarie e così via, e quando ci sono due anomalie su cinque scatta l’indagine patrimoniale”. Lo scambio di informazioni attraverso le banche dati istituzionali è un sistema efficace per contrastare le mafie. “Attraverso i colleghi statunitensi della procura di Miami e anche attraverso gli agenti della Homeland security investigation – afferma il Procuratore – stiamo studiando insieme alla polizia di Stato delle modalità per cercare di indagare. Come sapete, il mondo dei bitcoin ha una borsa mondiale che posso vedere ogni giorno entrando nel sito, che monitora tutti i passaggi di queste stringhe, sempre anonime. Questa sfida però si può fronteggiare attraverso la collaborazione di tutti. Due anni fa feci, e adesso stiamo cercando di diventare operativi, un accordo con Leonardo company, e l’Hpc di Ginevra. Quest’ultima ci darà l’utilizzo di due dei computer più veloci del mondo per le indagini preliminari. Con la grande capacità di calcolo si può forse riuscire a investigare fenomeni molto importanti come quello del riciclaggio e come quello delle frodi petrolifere”.

L’analisi di Raimondi è a tutto tondo e perciò approfondisce che “ormai non c’è più la possibilità di considerare uno Stato con le vecchie componenti: territorio, popolazioni, confini. Oggi non ci sono più confini. I confini sono svaniti, sono evaporati, perché attraverso l’economia digitale, la criminalità ha la possibilità di acquistare criptovalute e di accreditarle su conti alle Cayman o alle Barbados, perciò non abbiamo più dei controlli. La sfida che abbiamo davanti come inquirenti è quella di dare un volto all’anonimo”. Ecco perché il magistrato torna sul concetto di mafia-imprenditoriale. “Quello che appare in tutta la sua evidenza – prosegue – è l’insediamento imprenditoriale. Noi abbiamo spesso un’immagine stereotipata legata al passato di quella che può essere la figura dell’appartenente a un’associazione di criminalità organizzata di stampo mafioso veicolata dal giornalismo di un tempo. Oggi non è più così. Oggi le persone sono imprenditori, prestati anche a collegamenti istituzionali, che addirittura sono stati eletti come assessori nel Comune di Lona Lases dov’e c’è il settore dello sfruttamento delle cave di porfido”. L’attenzione è massima, aggiunge Raimondi, per contrastare le infiltrazioni anche in altri settori del Trentino che possono offrire opportunità al riciclaggio del denaro mafioso. “Continuiamo le nostre indagini con altre procure distrettuali”, conclude Raimondi.


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