Cultura & Spettacolo

Le guerre di religione che hanno seppellito l’innocenza del mondo

di Redazione -


I consigli del Libraio – “Q” di Luther Blissett, Einaudi, 2014

di GABRIELE GRAZI

Adoro i romanzi storici ad una condizione: che il substrato su cui si muovono i personaggi sia assolutamente fedele alle fonti, all’altezza di un saggio storico–scientifico. In questo modo il romanzo che si va a comporre, e che ovviamente è pura invenzione, diventa lo spasso letterario calato in un’epoca e in vicende di cui possiamo conoscere le reali connotazioni, e quindi uscire dalla lettura migliorati sia come lettori che come conoscenza generale. Luther Blissett è uno pseudonimo collettivo utilizzato di frequente dalla controcultura solitamente sul web, in questo caso fu preso in prestito anni fa da quattro scrittori bolognesi che lo hanno utilizzato per il loro primo romanzo.

u un enorme successo e oggi possiamo leggere le loro opere sotto il nome di Wu Ming. Siamo in Europa a metà del 1500. Gli Stati che attraverseremo sono squassati dalla Riforma protestante e dalla Controriforma, e dai numerosi moti religiosi rivoluzionari come gli Anabattisti o il Calvinismo. Seguiamo le vicende del protagonista, studente rivoluzionario che per varie peripezie si troverà sempre nel cuore di episodi che hanno fatto la storia delle nostre civiltà, e del suo antagonista che segue nell’ombra ogni passo, zelante spia del pontificato romano, fino alla resa dei conti finale. Incontreremo figure centrali in anni che costituiscono l’ossatura della nostra storia sociale e filosofica ma spesso poco conosciute: Lutero, Melantone, Thomas Muentzer, Jan di Leyda, Anton Fugger, la famiglia Mendes, il Cardinale Carafa che diventerà Paolo IV e molti altri. Parteciperemo a rivolte e battaglie dai moti contadini tedeschi con i lanzichenecchi, all’esperienza al limite della nuova babilonia di Muenster, fino ad arrivare ai bordelli veneziani con le prime stamperie ed editorie del mondo e i libri proibiti che circolavano.

Vi garantisco un vortice di emozioni ed avvenimenti in una lingua profonda e colta ma che sa perfettamente mantenere il senso del ritmo e dell’avventura. Anche l’esperimento letterario di una scrittura a più mani permette un alternarsi di registri linguistici e di tecniche narrative che però trovano mirabilmente la loro sintesi. Ecco l’incipit, epico, tagliente, evocativo: “Sulla prima pagina è scritto: nell’affresco sono una delle figure di sfondo. La grafia meticolosa, senza sbavature, minuta. Nomi, luoghi, date, riflessioni. Il taccuino degli ultimi giorni convulsi. Le lettere ingiallite e decrepite, polvere di decenni trascorsi. La moneta del regno dei folli dondola sul petto a ricordarmi l’eterna oscillazione delle fortune umane. Il libro, forse l’unica copia scampata, non è più stato aperto. I nomi sono nomi di morti. I miei, e quelli di coloro che hanno percorso i tortuosi sentieri. Gli anni che abbiamo vissuto hanno seppellito per sempre l’innocenza del mondo”. Il mio solito consiglio su come leggere questo libro: entrate in una chiesa antica, di sera, dopo il tramonto. Trovate la cripta che ne custodisce il cuore e lì, nella massima penombra e con un cappuccio possibilmente calato a coprire i contorni del vostro viso, ordite su una pergamena un complotto, una missiva rivoluzionaria, insomma rendete omaggio ai grandi poeti guerrieri di queste pagine, e alle loro memorabili sconfitte.


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