Economia

Le famiglie italiane tra futuro, speranze e delusione Ue

di Giovanni Vasso -


A tutto ci si abitua, in fondo, la vita continua: forse non sarà la luce in fondo al tunnel, ma le famiglie iniziano a guardare con meno pessimismo al futuro. I dati della ricerca Ipsos-Acri riferiscono che le famiglie hanno ripreso, pian pianino, a risparmiare qualcosa. E, contestualmente, che le speranze di crescita stanno sostituendo il plumbeo clima di paura che si respira ormai da troppi anni. Stiamo vivendo tempi che qualcuno avrebbe definito “interessanti”. Dopo la pandemia, proprio mentre ci si attendeva la ripresa ci è piombata, tra capo e collo, la guerra tra Russia e Ucraina che ha portato con sé la crisi energetica, l’impennata dell’inflazione e la cura da cavallo imposta dalla Bce con l’aumento esponenziale dei tassi di interesse. Tra gli italiani, secondo l’ultima ricerca, torna un clima di “cauto ottimismo”. Ma il mondo, in questi mesi, corre veloce. Fin troppo. Nemmeno il tempo di concludere le interviste telefoniche, iniziate il 22 settembre e finite il 7 ottobre, che un altro cigno nero, l’ennesimo, è giunto a turbare l’orizzonte con le tensioni tra Israele e Hamas. E che già minaccia di gonfiare le bollette.

Ma non c’è notte così lunga a cui non ci si abitui. A furia di guardarlo, il bicchiere inizia ad apparire mezzo pieno. E così, stando ai numeri pubblicati da Ipsos-Acri, gli italiani ritengono che la situazione, oggi, “sia meno difficile, che permette di vivere con maggiore serenità”. A patto, però, di considerare un orizzonte di tempo immediato. Oggi ci siamo, domani chissà. Le famiglie in netta difficoltà scendono dal 17% del 2022 al 14%. Per un altro 14% di intervistati, il tenore di vita, sull’anno, è aumentato. Un anno fa, la quota di chi riteneva di stare un po’ meglio rispetto a prima era solo del 7%. Gli ottimisti, in senso generale, aumentano di un punto (26% contro 27%). Più di un cittadino si due resta pessimista: 52%. Gli scettici “arrabbiati” rappresentano un italiano su cinque: il 20%. Un anno fa, i “catastrofisti” erano il 29%. Infine, l’undici percento di intervistati in più, rispetto al 2022, ritiene che, da qui a tre anni, le cose non potranno che andar meglio. Forse il sottotesto è ancora più drammatico: peggio di così…

Più di un italiano su due (54%) crede che il Paese non ce la fa più. Solo il 17% ritiene che si possa aver fiducia nel sistema Paese. Tra gli ottimisti, ci sono i giovani tra i diciotto e i trent’anni mentre anche i millennials (31-44 anni) cominciano a nutrire più speranze per il futuro. L’inflazione non è più un problema. O meglio: a tutti ci si abitua. Gli italiani hanno deciso di risparmiare e lo fanno facendo la spesa al discount, acquistando in rete o cercando, dove possibile, offerte speciali e promozioni. L’inflazione resta un problema, grande. Che fa paura. Ma a cui le famiglie, che vogliono guardare di nuovo al futuro, con un po’ di pazienza, acume e tanti sacrifici, cercano di rimediare.

Ma uno dei risultati più interessanti dell’indagine Ipsos-Acri riguarda l’Unione Europea. Che, in questi anni, si è trovata ad affrontare emergenze gigantesche, mai affrontate prima. Il giudizio degli italiani per Ursula von der Leyen, Christine Lagarde e soci non è dei più lusinghieri. Il 49% degli intervistati, infatti, dichiara di non nutrire “piena fiducia” nei confronti della classe dirigente dell’Ue. In cima alle critiche, c’è la questione dei tassi. La cura da cavallo imposta all’economia europea dalla Bce ha contrariato persino i più entusiasti. Che si sono ritrovati a dover affrontare maggiori esborsi a causa delle rate del mutuo aumentate. Ma non è solo una questione economica. Non è soltanto colpa del fatto che gli italiani, come gli altri cittadini europei, si siano ritrovati a dover pagare un prezzo enorme per le crisi internazionali. Secondo gli analisti Ipsos-Acri, infatti, cresce il numero di chi inizia a mettere in dubbio che l’Ue faccia, sul serio, ciò che postula da sempre. Insomma, l’Europa, per un numero sempre maggiore di cittadini, ciacola di libertà, democrazia e valori ma poi, in realtà, non li mette in pratica e non li difende. Il flop che emerge, dal punto di vista ideale di questa Ue, sta nelle bollette. La crisi delle materie prime, da quelle energetiche fino a tutte le altre, sono interpretate da un numero crescente di cittadini come un fallimento del sistema economico imposto e voluto da Bruxelles.

Tutto questo, però, prima dell’esplosione di un nuovo fronte di tensioni geopolitiche che interessa il Medio Oriente. Lo scontro tra Israele e Hamas ha già comportato alcune conseguenze, come la chiusura di pozzi e siti energetici. Ma l’escalation non sappiamo ancora dove potrà portarci. Il cigno nero, l’ennesimo, è arrivato. E rischia di spazzare via le ultime speranze degli italiani. E con queste, il futuro delle famiglie.


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