Le “Cattive Mamme” spagnole non rinunciano
di GIOVANNI FIORE Yo no renuncio! Con questo slogan le Malasmadres, le cattive mamme di Spagna, hanno preso d’assalto una struttura sociale che fino a qualche decennio fa, durante la lunga dittatura di Franco, faceva del patriarcato uno dei suoi pilastri fondamentali.
Non rinunciano alla loro carriera, ai loro progetti, al loro tempo libero, in definitiva ai loro sogni di ragazze che, per il solo fatto di essere diventate mamme, non vogliono uscire dal mercato del lavoro, non vogliono dedicarsi esclusivamente alla cura dei figli, né limitare la loro vita sociale alle feste di compleanno dei bambini o alle riunioni dei genitori della scuola.
Si definiscono come un “Club emozionale 3.0 di mamme con molto sonno, poco tempo e tanta voglia di cambiare il mondo”, un fenomeno nato per caso da un tweet di Laura Baena, malamadre di tre bambine che,in preda allo sconforto, decise di affidare a Twitter la sua frustazione per aver dovuto rinunciare alla sua carriera per potersi prendere cura delle proprie figlie e che oggi conta con oltre un milione di simpatizzanti, merchandising di ogni tipo, presenza fissa nei talk show in prima serata e molta influenza nella società civile spagnola.
Le Malasmadres lottano contro il mito della mamma perfetta e a favore della conciliazione tra lavoro e famiglia, in un Paese che ha già fatto passi da gigante in questo senso, dove sia le neo mamme che i neo papà hanno 16 settimane di congedo parentale retribuito (diventeranno 20 dal prossimo anno), dove il governo progressista di Pedro Sánchez ha in programma di rendere universale e gratuito l’accesso agli asili nido e dove proprio un esponente della classe politica ha dato il buon esempio: qualche anno fa il Vicepresidente del Governo e Segretario Generale di Podemos, Pablo Iglesias, si ritirò dalla vita politica anche per prendersi cura dei suoi tre figli e per permettere alla sua compagna Irene Montero, neanche a farlo apposta ministra per la Pari Opportunità, di fare la mamma e allo stesso tempo di non rinunciare alla sua carriera politica.
Ma tutto questo per le cattive mamme non è sufficiente, la strada per raggiungere la vera conciliazione è ancora molto lunga e tortuosa e passa anche da una maggiore consapevolezza da parte dei malospadres, i cattivi papà, ancora troppo legati al mito del macho iberico e poco coinvolti nella gestione della famiglia: secondo uno studio delle Malasmadres solo l’8% dei padri interrompe la propria giornata lavorativa quando un figlio si ammala, mentre il 95% delle richieste di aspettativa o riduzione di giornata per accudire i propri figli arriva dal genere femminile.
Per questo, insistono, lo stato di Bienestar, il Walfare, ha fallito e la situazione non cambierà finché saranno costrette a rinunciare per conciliare. Se una madre oggi presenta le dimissioni dal proprio lavoro la società applaude la “libera scelta” che in realtà tanto libera non è perché il sistema, basato sulla produttività e l’efficienza, non premia chi decide di dare priorità alla famiglia, al proprio tempo libero, alla cura di se stesso. Se, invece, una madre decide di non rinunciare per molti non sarà altro che una malamadre.
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