Le alluvioni a maggio diventano “normali”, il ruolo dei bacini
Se due giorni fa in Lombardia, nella zona di Milano, si sono registrate punte di oltre 190 millimetri d’acqua in sei-otto ore, con il Lambro e il Seveso che sono esondati, nel Vicentino a Velo D’Astico l’Arpav del Veneto ha conteggiato 229 millimetri di pioggia in sole sei ore, con punte nella zona di Schio di 70 millimetri in mezz’ora. Per fortuna non ci sono state vittime, anche se ci sono stati alcuni salvataggi da ultimo minuto, a Vicenza e Schio, dove due donne hanno rischiato di annegare nella loro auto che percorreva un sottopasso nella zona industriale di quella che un tempo era la Manchester d’Italia per le sue rigogliose fabbriche tessili. Le due devono la vita a una pattuglia dei carabinieri del locale radiomobile. Le conseguenze delle piogge record sono state migliaia di scantinati allagati, due ponti crollati e danni ingenti. Il governatore Luca Zaia ha dichiarato lo stato d’emergenza ed ha ribadito che senza la simultanea entrata in vigore dei sei bacini di laminazione, cinque dei quali nel Vicentino, che hanno confinato oltre 20 milioni di metri cubi d’acqua ed hanno impedito che Vicenza si trasformasse un lago, la contabilità del maltempo (straordinario) di maggio sarebbe stata drammatica. “Un’alluvione a maggio che coinvolge oltre a Vicenza le province limitrofe di Verona e Padova non era mai accaduta”, analizza il veneto Zaia, parlando ai cronisti nella sala della protezione civile di Mestre. Un anno fa, proprio a maggio, si era registrata la drammatica alluvione dell’Emilia Romagna. Nella sola provincia di Vicenza ieri notte sono state 265 le richieste di aiuto ai vigili del fuoco. Sono state effettuate decine e decine di interventi anche nel Veronese, dove a Zimella il Guà ha frantumato un argine per decine di metri allagando un paese, e nel Vicentino. Le altre due rotture degli argini sono avvenute a poca distanza l’una dall’altra a Isola Vicentina, dove lo sfondamento di 40 metri ha contribuito ad allagare la frazione di Castelnuovo, con 400 edifici che hanno patito danni per l’esondazione più a monte del torrente Orolo, e a Villaverla. “Stiamo operando con 10 squadre – riferiscono dal comando dei pompieri di Vicenza – e stiamo eseguendo interventi in numerosi Comuni sia dell’Alto che del Basso Vicentino. Abbiamo richiamato in anticipo il personale montante per far fronte alle necessità della popolazione”. Nel pomeriggio era ancora un centinaio gli interventi da eseguire. Per la seconda volta in poche settimane le casse d’espansione dei tanti fiumi vicentini sono state decisive. “Mai le avevamo messe in funzione tutte e sei, cinque in provincia di Vicenza e uno in quella di Verona, contemporaneamente”, chiosa Zaia. Il quale prosegue che “questo dà la dimostrazione dell’intensità della pioggia con bombe d’acqua che hanno messo in ginocchio alcune zone”. Molte migliaia di persone ieri nel Veneto hanno spalato fango e molti hanno puntato il dito sulle previsioni sottostimate. “Abbiamo diramato un’allerta gialla che poi in serata è diventata arancione – replica Zaia -, ma non è che con quella gialla si possono dormire sonni tranquilli. Ricordiamo che si tratta di previsioni, che non possono essere sicure al 100%, ma danno una traiettoria di probabilità che deve indurre con l’arancione i pubblici amministratori anche ad aprire i Centri operativi comunali (Coc) per far fronte alle svariate esigenze”. A proposito di danni la Regione con il governatore ha informato dell’avvio della procedura dei rimborsi e di accesso ai fondi nazionali. “Ma il cambiamento climatico in atto – spiega Zaia – ci deve indurre a realizzare gli altri bacini di laminazione che abbiamo programmato perché le precipitazioni che un tempo erano definite eccezionali si stanno moltiplicando e dobbiamo investire sulla sicurezza idraulica del territorio”. La Coldiretti del Veneto fa sapere che sono migliaia gli ettari invasi dall’acqua, con il suo epicentro nel Padovano nel circondario di Montagnana. Ieri mattina si è abbattuto un secondo violento nubifragio, che ha interessato anche Monselice, Pernumia, Due Carrare, Maserà di Padova, Abano Terme fino alla Città del Santo, a nord del capoluogo tra Vigodarzere, Cadoneghe e Vigonza. Frane e smottamenti segnalati nell’area collinare della Pedemontana vicentina e veronese, oltre che nel Padovano fra Arquà Petrarca e Vò Euganeo, con danni a terrazzamenti, vigneti e uliveti. Ieri mattina è stata interrotta a scopo precauzionale la linea ferroviaria tra Vicenza e Padova, con corse sostitutive con pullman per alleviare i disagi dei passeggeri.
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