L’autodifesa di Nordio
CARLO NORDIO MINISTRO
“Non è mai accaduto che un ministro si sia intromesso nelle decisioni della magistratura”. Il Guardasigilli Carlo Nordio, ieri, nella sua informativa alla Camera sul caso Artem Uss ha voluto mettere i punti fermi nella vicenda che sta creando tensioni tra Roma e Washington. Ed è “stravagante”, ha sottolineato Nordio, che il ministero avrebbe potuto impugnare la decisione dei giudici di Milano, che per la spia russa, arrestata a Malpensa il 17 ottobre scorso, avevano disposto, in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti, i domiciliari con braccialetto elettronico nella villa di Basiglio dalla quale, il 22 marzo, è fuggito, con un’operazione di esfiltrazione degna dei migliori film di Hollywood. Riferendosi all’azione disciplinare nei confronti dei magistrati meneghini, il Guardasigilli ha sottolineato che “nessuno può permettersi di imputare al ministro interferenza quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dei magistrati ai doveri di diligenza”. C’è una “nota del 20 ottobre 2022 con cui il Ministero della Giustizia comunicava alla Corte d’Appello, al ministero degli Interni-Sezione Interpol e al Maeci la volontà di mantenimento della misura cautelare in carcere allo scopo di assicurare la consegna di Artem Uss alle autorità statunitensi”, ha precisato Nordio, aggiungendo come “il ministero della Giustizia non ha competenza né attività di controllo sull’esecuzione di un provvedimento giurisdizionale adottato da una Corte”. Ciò che la legge consente al ministro è “unicamente il potere di revoca della misura cautelare, perché il ministero è completamente estraneo all’iter processuale”. Nordio ha infatti spiegato che “non vi è alcuna disposizione normativa che attribuisce al ministro il potere di sostituire una misura” cautelare “con un’altra” e che il Guardasigilli ha solo il potere di avanzare “richiesta di revoca” di una misura limitativa della libertà personale. Quel diritto, precisa, appartiene “solo alle parti processuali”. Dunque per Nordio è una “eresia” dire che il suo ministero aveva competenza sulla concessione degli arresti domiciliari a Uss. Parlando ai deputati alla Camera, Nordio ha inoltre anche ricordato che, nel caso del trafficante di armi russo tanto caro agli americani, si sono sommate due richieste di estradizione. Quella degli Usa, che volevano usare Uss per uno scambio di prigionieri, chiedendo il rilascio del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato per spionaggio da Mosca. E quella della Russia, che voleva a tutti i costi riavere Uss, figlio del governatore della regione di Krasnoyarsk e a tutti gli effetti uomo di Vladimir Putin, in missione speciale in Italia per operazioni strategiche volte a influire positivamente sulla guerra in Ucraina, visto che dai report americani risulta che acquistava dagli Stati Uniti componenti elettronici destinati ad equipaggiare aerei, radar e missili per poi rivenderli a compagnie russe, eludendo così le sanzioni. Ovviamente la richiesta di estradizione proveniente da Mosca era stata accettata da Artem Uss. Gli americani, ha tra l’altro sottolineato Nordio, si sono dimostrati “esterrefatti” dalla concessione degli arresti domiciliari al russo, nonostante i diversi alert inviati dall’amministrazione statunitense sulla “caratura” di Uss e sull’elevato rischio di fuga, rafforzato dalle sue molteplici relazioni internazionali che lo connotavano ad alto pericolo di evasione. Il Guardasigilli ha spiegato che Uss “è stato messo ai domiciliari con un provvedimento di 5 righe” solo perché aveva “una moglie e una casa” a fronte del provvedimento di 4 pagine “documentatissimo” e “ampiamente motivato” con il quale la Procura della Corte di Appello di Milano si era opposta alla richiesta dei domiciliari, facendo presente che Uss aveva “conti bancari in tutto il mondo e appoggi internazionali” che lo mettevano ad alto rischio di fuga. Sono inoltre in corso gli accertamenti del Viminale sulle fasi dell’esfiltrazione, in merito alle quali Nordio ha ricostruito come l’ultimo segnale registrato dal braccialetto elettronico indossato da Uss sia “delle 13:52, come risulta dalla relazione dei carabinieri di Milano, il giorno della sua evasione, ma l’allarme è giunto diversi minuti dopo”. Dovranno dunque essere accertate le responsabilità ed eventuali connivenze in un’operazione di evasione architettata nei minimi dettagli da agenti esperti, i quali hanno beffato il controspionaggio italiano che non sapeva neppure dell’esistenza di Uss sul nostro territorio. Una circostanza che crea una falla nel sistema di sicurezza nazionale e produce tensioni nei rapporti tra Roma e Washington, tanto che la visita in Usa della premier Giorgia Meloni è stata rinviata. “L’evasione dell’imprenditore russo Artem Uss è un fatto grave sul quale è importante fare chiarezza”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel question time al Senato. “La decisione della Corte d’appello di Milano sugli arresti domiciliari rientrava nell’esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria e il governo non aveva alcun potere di intervento”.
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