L’Argentina di Javier Milei “El loco”. L’irresistibile ascesa del capellone anarchico e libertario
In poco tempo è arrivato in cima, sconvolgendo i pronostici e gli equilibri politici degli ultimi 50 anni. Così Javier Milei detto “El Loco” (il pazzo), ex portiere tifoso del Boca, patito di Rambo e Sylvester Stallone, ha trionfato al ballottaggio sul rivale Sergio Massa, guadagnandosi il diritto di guidare l’Argentina a partire dal prossimo 10 dicembre. Economista ultraliberale e libertario, spesso associato a Donald Trump, ha fondato la propria carriera politica su un passato da chiassoso opinionista televisivo, profondo nemico della casta (sul suo profilo X lo slogan “I politici sono parassiti”). Vista la popolarità, ha iniziato a promettere al pubblico che, semmai fosse stato eletto, avrebbe “sterminato” l’inflazione e distrutto lo Stato con una motosega.
Prima di diventare economista sognava di fare il calciatore, sogno a cui è andato molto vicino giocando nella Chacarita Juniors Reserve e allenandosi con la Primera del club di San Martín. Milei, “el Peluca” per via della chioma lussureggiante con basette anni’70, ha vinto anche e soprattutto grazie ai molti seguaci che riconoscono in lui un visionario rabbioso e determinato a traghettare l’Argentina fuori da una delle peggiori crisi economiche di sempre. Il Paese infatti è schiacciato dall’inflazione al 140% (basti pensare che ad aprile 2020 un dollaro statunitense valeva 80 pesos e oggi ne vale quasi mille) e dunque dalla povertà diffusa. Per fare ciò, intende abolire la Banca centrale, apportare enormi tagli alla spesa pubblica e dollarizzare l’economia. Vuole poi privatizzare il privatizzabile: le aziende pubbliche, i media, la sanità e parte della scuola; ridurre il numero dei ministeri.
Per Milei, che si considera un libertario estremista, lo Stato non deve intervenire in alcun modo sulla libertà personale. Eccezion fatta per le donne e altre minoranze. Non è favorevole all’aborto – legalizzato nel 2020 – e al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Le sue idee radicali includono la legalizzazione della vendita di organi e la recisione dei legami commerciali con il Brasile e la Cina. Milei, da buon alter ego di Trump, è anche negazionista del clima. Per non farsi mancare nulla ha anche messo in discussione i crimini della dittatura militare del 1976-83 – durante la quale circa 30.000 persone furono uccise – scatenando ondate di indignazione generale.
L’Argentina sta dunque per imbarcarsi in un viaggio senza precedenti: quattro anni di governo con un leader privo di esperienza politica, fiero portatore di soluzioni estreme e ultraliberali. Un leader che ai comizi si presenta brandendo una motosega a simboleggiare i violenti tagli alla spesa pubblica e allo stato sociale che intende mettere in atto.
Più volte ha dichiarato che i suoi più importanti consiglieri sono i suoi “figli a quattro zampe”: quattro mastini che sono stati clonati in una clinica di New York a partire dal suo primo cane, il mastino Conan morto nel 2017. La vittoria di Milei è stata celebrata non solo dai grandi esponenti dell’estrema destra globale, come l’ex presidente brasiliano Bolsonaro e Donald Trump, ma anche da Elon Musk, che ha postato: “La prosperità è in vantaggio per l’Argentina”. Secondo molti analisti però questo trionfo “puzza di disperazione”. Seppur tanti elettori condividono le sue opinioni estreme, altri lo hanno votato perché “vedono in lui un modo per esprimere rabbia e frustrazione”.
Le condizioni politiche del Paese lo costringeranno comunque a molti compromessi: il suo partito, La Libertà Avanza, detiene soltanto sette seggi su 72 in Senato e 38 su 257 alla Camera. Milei deve dunque costruirsi una coalizione che lo appoggi, probabilmente con i moderati di centro-destra Juntos por el Cambio. Nel difficile quadro non solo economico ma anche geopolitico che si prospetta per il Paese sudamericano, arrivano le prime prese di posizione del nuovo governo: il consigliere economico di Milei ha infatti annunciato che dal 1 gennaio 2024 l’Argentina non aderirà ai Brics.
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