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L’ANNO DEL DRAGONI – Se avete la psicosi da debito pubblico fatevi vedere…ma da uno bravo

di Redazione -


di FABIO DRAGONI
Grossi è quello che potrebbe essere definito un professionista di successo. Fa il cardiologo. Ha un reddito lordo annuo di 205mila euro. Dedotte le tasse gli rimangono 115mila euro circa. Ogni mese gli entrano in casa quasi 9.600 euro. Una famiglia media di quattro persone campa molto bene. Grossi ha anche messo da parte un discreto patrimonio. Un po’ ne ha investito in titoli (azioni ed obbligazioni) facilmente liquidabili. Circa 400mila euro. Ha anche una casa molto bella. Se la vendesse incasserebbe minimo 500mila euro. Va in banca per chiedere un mutuo ed acquistare una seconda casa per i figli. Non gli va di smobilizzare la liquidità che ha da parte. Ha un reddito che gli consente di pagare il nuovo debito.

Chiede alla banca 285mila euro. Vuol pagarlo in sette anni. Il direttore di banca che lo accoglie inizia a fare di conto. Potrebbe venire fuori una rata di 3.700-3.900 euro al mese. Per il suo stipendio più che sostenibile. Se vi fossero necessità improvvise può sempre smobilizzare la liquidità investita. Il direttore quel Grossi non se lo lascia sfuggire e lo corteggia all’infinito finché non avrà sottoscritto quel mutuo. Ha in quella filiale il conto corrente. Ed il dossier titoli è custodito in quella banca. Grossi è cliente da sempre. Anzi sarebbe il cliente ideale che ogni banca vorrebbe.

Non serve un master in scienze economiche e bancarie per comprenderlo. La storiella finisce qui. Il cognome è di fantasia. Ma non troppo. Guido Grossi è stato un importante dirigente bancario ed oggi fa il divulgatore in materia economica. Anima un’associazione: monetapositiva.it. Un pensatoio dove si parla di economia in maniera originale. È lui che ha dato forma a questa storia illustrata in un convegno due giorni fa alla Camera dei deputati. E quei numeri sono di fantasia ma non troppo. Basta moltiplicarli per 10 milioni ed otteniamo lo strano caso del signor Italia. Un’economia da 2.050 miliardi di PIL annuo con una pressione fiscale alta; circa il 44%. Una ricchezza finanziaria netta di 4.000 miliardi ed una privata di 5.000. Ed un debito di 2.850 miliardi. Un debito che a dire il vero ad oggi ha un costo medio del 2,6%.

Io nel mio esempio ho immaginato però che il mutuo fosse erogato al 3%-4%. Per prudenza. Vi sembra il ritratto di un Paese povero? L’Italia è la seconda manifattura in Europa dopo la Germania. Ed esporta addirittura più del mitologico Giappone. Quello dell’elettronica e del just in time. Stando ai dati del primo semestre 2023. Perché dovremmo quindi meravigliarci in positivo del giudizio di Moody’s? Che non solo ha confermato il rating sul nostro debito ma ha migliorato anzi la prospettiva? O meglio, outlook per dirla alla maniera degli esperti!

P.S. Sia chiaro. Se però il debito pubblico italiano vi sembra così alto da togliervi il sonno, ve lo dico io qual è il paese che fa per voi. Di sicuro non il Giappone che ha un debito del 250% sul Pil contro il nostro 140%. No, no! Il Paese che fa per voi, ce l’ho io. L’Afghanistan! Col suo bel 7,4% sarà il vostro paradiso. Del resto andate pure in Via Montenapoleone a Milano o Via Tornabuoni a Firenze. Mica vi sognerete di trovare turisti giapponesi nella boutique di Armani. Solo e soltanto turisti afgani. Ma che ve lo dico a fare?


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