Esteri

L’ANALISI – Trump ha vinto anche sui temi etici

di Riccardo Pedrizzi -

DONALD TRUMP PRESIDENTE USA


Di una visione dell’uomo a cui tutto è consentito senza nessun limite, dei desideri diventati diritti individuali; certifica il tramonto dell’idea di poter utilizzare come si desidera il proprio corpo, della disponibilità a piacimento della vita nascente e morente; la fine della fiducia illimitata nella tecnica e della proletarizzazione della classe media. In sostanza – scrive giustamente il professor Giulio Sapelli -: “Trump non si limita a raccogliere i suoi voti, a causa della disgregazione sociale determinata dal neoliberalismo di massa che ha distrutto i legami sociali di ogni genere”… ma “richiama a sé, per rifondarli di nuovo (nell’immaginario soltanto, certamente) quei valori che affondavano le loro radici in una società industriale ormai scomparsa e trasformata dalla leva finanziaria in una società terziaria che trova nella solitudine e nell’anomia la sola forza spirituale che possa trascinare con sé il fiume dei comportamenti collettivi. A questa solitudine anomica, il verbo trumpiano, quanto più è grossolano e minacciato dall’establishment (processi, ecc.), tanto più appare come la sola risposta possibile… e di conseguenza affascina… La divisione sociale si approfondisce e la vittoria di Trump ha, allora, il connotato fortissimo di quell’anticapitalismo di destra che sta attraversando il mondo come risposta all’iper-regolazione della vita sociale”. Ed allora: “…la civilizzazione, l’umanesimo, non ha che una risorsa: votare le varie forme di trumpismo che crescono come funghi alla base delle vecchie querce che si abbattono a colpi di politically correct”… “A tutto questo, quella parte di cittadini negli Usa che ancora vota e che ancora trova normale il vivere secondo le regole di sempre, si è ribellata e, quale che sia la sua classe sociale, ha votato Donald Trump”. Per tutti questi motivi è risultato determinante l’apporto delle comunità cristiane statunitensi. Infatti il 5 novembre scorso, non si è votato solo per il presidente, ma anche sull’aborto. In Italia un tema come quello dell’aborto, invece, resta un vero e proprio tabù: nessuno ne può parlare, nessuno ne può neppure accennare. Di certo la vittoria di Trump permetterà ai pro-vita di avere più spazi di manovra. Infatti ben il 56% dei cittadini cattolici Usa ha sostenuto il repubblicano, mentre solo il 41% ha sostenuto la Harris. I cattolici bianchi in particolare hanno votato per il nuovo presidente per oltre il 60%. Biden, che è cattolico, quando vinse aveva ottenuto il 52%. Si tratta di una svolta decisa e profonda all’interno del cattolicesimo americano, perché i più giovani votano per il Gop proprio contro l’aborto. Trump ha pubblicato sui social immagini e preghiere cattoliche, ha partecipato alla cena Al Smith, un galà organizzato annualmente dall’arcidiocesi di New York per raccogliere fondi per la Caritas, ha concesso un’intervista a Raymond Arroyo di Ewtn, una rete televisiva cattolica conservatrice, ha scelto J. D. Vance come vicepresidente, che ha puntato tutto sui fedeli nei suoi comizi, ha pubblicato sul Pittsburgh Post-Gazette un editoriale in cui accusava Harris di essere anticattolica: “Solo respingendo il suo atteggiamento anticattolico potremo garantire la libertà religiosa a tutti”. E cosi è stato perché il mondo e le chiese cristiane contano ancora negli Usa… a differenza che da noi in Italia.


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